Takahiro Shiraishi è stato arrestato lo scorso martedì, il 31 ottobre, a Zama, città a pochi chilometri da Tokyo, dopo che la polizia ha ispezionato il suo appartamento. Le forze dell'ordine si sono trovate davanti ad uno spettacolo raccapricciante. L'uomo aveva, infatti, smembrato i cadaveri di 9 persone. Dalla stampa giapponese emergono nuovi dettagli che rendono la vicenda ancora più inquietante.
Vittime potenziali suicide
L'uomo contattava le sue vittime via Twitter. Pare si trattasse di persone che, come lui, volessero porre fine alla loro vita ma che non avevano il coraggio di compiere l'atto in solitudine.
Takahiro aveva confidato al padre, la scorsa estate, che per lui la vita non aveva più alcun significato. E sembra che proprio a partire da allora, se le ipotesi degli inquirenti verranno confermate, si sia messo alla ricerca di "suoi simili", ovvero potenziali suicide, utilizzando i social network.
La polizia giapponese è giunta sulle tracce del serial killer dopo la segnalazione del fratello di una delle vittime, una ragazza di soli 23 anni che aveva twittato di voler morire e di cercare una persona che volesse farlo con lei. La ragazza era entrata in una forte depressione dopo la morte della madre. Si erano perse le tracce della giovane dal 23 ottobre e il fratello, conoscendo il suo istinto suicida, dopo aver letto quel post ha contattato subito le forze dell'ordine.
A rispondere al twitter della 23enne fu proprio Shiraishi, con un inquietante messaggio: "muoriamo insieme".
Una volta trovata questa pista, gli inquirenti si sono mossi con cautela e grande professionalità. Hanno, infatti, coinvolto un'altra donna, anche lei potenziale suicida, che era in contatto con Shiraishi, chiedendole di fissare un incontro con l'uomo, dando così alla polizia la possibilità di identificarlo.
L'incontro è stato fissato in una stazione ferroviaria poco distante dall'abitazione del presunto serial killer ed è stato monitorato strettamente dalla polizia. Una volta che l'uomo è tornato nella sua abitazione, è stato seguito dalle forze dell'ordine che hanno bussato immediatamente alla sua porta, cogliendolo di sorpresa.
La casa del killer
I poliziotti hanno subito notato alcune grosse scatole ed un odore acre. Successivamente anche i vicini confermeranno di aver sentito strani odori provenienti dall'appartamento di Shiraishi, ma di non aver mai denunciato la cosa pensando si trattasse solo di acqua di scarico, proveniente dalle fognature.
Una volta domandato all'uomo se sapesse dove fosse finita la studentessa scomparsa di 23anni, Shiraishi ha risposto: "nel frigorifero". Da lì sono partite le indagini che hanno portato alla luce ben 9 corpi smembrati all'interno dell'appartamento. Alcuni erano ricoperti dalla sabbietta che normalmente si utilizza nelle lettiere dei gatti, per evitare che puzzassero troppo.
In Giappone non è la prima volta che si trova dinnanzi ad un serial killer di persone potenzialmente suicide.
Accadde anche nel 2005, a Osaka. Allora l'uomo venne condannato alla pena di morte. Il Giappone è il terzo paese al mondo, dopo l' Ungheria e la Corea del Sud, con il tasso di suicidi più altro. Al contrario il tasso per i reati violenti, come l'omicidio, in proporzione alla densità della popolazione è molto basso. Un dato che fa riflettere circa le abitudini dei giapponesi, di indole pacifica e riservata, le cui tristezze, forse, sono soffocate nei meandri della mente.