In India una ragazza di 27 anni è stata bruciata viva per essersi opposta ad un tentativo di violenza da parte del cognato. Il fatto è accaduto in un villaggio di Uttar Pradesh. Neelam, il nome della giovane barbaramente uccisa, nonostante la verde età era vedova. Probabilmente si fidava di quell'uomo, marito della sorella, che poi ha compiuto l'orrendo delitto a seguito del rifiuto ricevuto. Le violenze contro le donne nel Paese indiano sono all'ordine del giorno, ma sono in pochi a denunciare. Di recente, Paolo Gentiloni era in visita ufficiale in India, dove ha avuto il tempo di porgere i propri omaggi e quello del popolo italiano a Gandhi.
In India le donne continuano a morire
Il padre della vittima ha presentato denuncia dopo l'orribile crimine subito da sua figlia, che ha pagato con la vita il rifiuto di essere violentata da parte del cognato. A vincere, ancora una volta, è stato il carnefice, attualmente ricercato dalla polizia. L'India, dal punto di vista delle violenze contro le donne, continua a confermarsi un Paese molto distante dagli standard delle altre nazioni più sviluppate. Gli atti criminali contro le categorie più deboli, come donne e bambini, costituiscono buona parte delle notizie di cronaca filtrate dai mass media stranieri e italiani.
Neelam viveva da sola in casa e non ha potuto fare nulla per salvarsi dalla furia cieca del cognato.
Le fiamme l'hanno raggiunta immediatamente, trasformandola in una torcia umana. Gli altri abitanti del villaggio non sono riusciti ad intervenire per fermare la tragedia, condannando così a morte certa la povera 27enne. In passato, la donna aveva dovuto vivere lo strazio della morte di suo marito, rimanendo vedova non avendo ancora compiuto nemmeno 30 anni.
La vita le ha riservato ulteriori indicibili sofferenze.
Le spose bambine indiane
Ad oggi, l'India è uno dei Paesi dove il fenomeno delle spose bambine continua ad essere realtà. Nel mese di ottobre il portale Rai News aveva rilanciato la notizia di una vittoria legale ottenuta da una ragazza di 19 anni, che dimostrò ai giudici di essere stata costretta a sposarsi all'età di 12 anni, ben prima dunque dei 18 anni richiesti dalla legge.
Dati Onu confermano come il Paese indiano sia una delle nazioni con il maggior numero di matrimoni che hanno coinvolto minorenni, fissando un numero pari a 24,5 milioni di persone. Per la corte indiana, avere rapporti con un minorenne equivale a commettere violenza contro l'adolescente, una sentenza che dovrebbe aiutare l'India a compiere qualche passo in avanti su questo tema.