"Lupi" in abito talare. Gravissimo problema, la pedofilia dei preti, dai risvolti penali oltre che etici, affligge la Chiesa e sempre più spesso alimenta la cronaca. L'ultimo caso a Reggio Calabria: la diocesi ha sospeso un parroco, don Carmelo Perrello, 44 anni, sacerdote dal 1999, dopo che la procura gli ha notificato un avviso di garanzia e un decreto di perquisizione per sospetta detenzione di materiale pedopornografico e rapporti sessuali con minorenni. Al momento nei confronti del religioso non c'è nessuna misura cautelare.
Scandalo in parrocchia
Niente di nuovo sotto il sole, è scritto in un passo della Bibbia. Ha già un processo a suo carico per stalking, in questo caso nei confronti di un uomo sposato, don Carmelo Perrello, parroco di San Gregorio, chiesa che si trova alla periferia sud di Reggio Calabria, nella zona aeroportuale, ora indagato dalla procura con l'accusa di detenzione di materiale pedopornografico e rapporti sessuali con minorenni. L'inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica aggiunto, Gerardo Dominijanni e dal sostituto Roberto Di Palma, è stata attivata da una serie di esposti presentati da parrocchiani che avrebbero riscontrato in più occasioni comportamenti "irregolari" da parte del sacerdote.
In particolare, un minore ha fatto un racconto molto preciso degli abusi subiti. Ieri Il Prete ha avuto la visita degli agenti della polizia postale e dell'ufficio minori della Questura che, su mandato della procura, hanno fatto una doppia perquisizione: personale e ambientale. La casa, la canonica e i locali della parrocchia, sono stati passati al setaccio.
L'atto è stato anche notificato alla Curia come previsto dai Patti Lateranensi, essendo coinvolti anche spazi della chiesa.
La sospensione
Il prete è stato subito sospeso. A darne notizia è stata dapprima proprio la testata cattolica "Avvenire di Calabria" edita dalla curia vescovile reggina. Si è trattato di un atto dovuto che segue le norme canoniche, anche se il procedimento penale è ancora soltanto nella fase delle indagini preliminari.
Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria, ha sospeso cautelativamente dal ministero pastorale don Carmelo. E, fin d'ora, ha chiesto perdono alle presunte vittime.
Preti e reati sessuali
L'azione della procura si inserisce in una più vasta inchiesta sui reati sessuali da parte dei preti nel reggino. C'è lo sconvolgente precedente di don Antonello Tropea, ex parroco di Messignadi, frazione di Oppido Mamertina, nella provincia di Reggio Calabria, condannato in primo grado a quattro anni di reclusione con rito abbreviato per accuse gravissime: pedofilia, sfruttamento della prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornografico. Tropea aveva una doppia vita: di giorno officiava messa.
Di notte, spacciandosi per professore di educazione fisica o per carabiniere, contattava sulle chat giovani, anche minori, per avere rapporti sessuali a pagamento, scambiando prima dell'incontro foto di genitali. In quel caso, il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito non solo non avrebbe attuato provvedimenti cautelativi ma, dalle conversazioni intercettate, avrebbe concordato una strategia da tenere con gli inquirenti. Stavolta, invece, la diocesi di Reggio Calabria si è mossa subito e con prudenza. Anche perché don Carmelo, che spesso si vedeva la sera allontanarsi con una Mini Cooper e senza abito talare per destinazioni ignote, ha già un precedente per stalking. Aveva perso la testa per un uomo sposato e lo perseguitava.
A denunciarlo, oltre la vittima, era stato anche la moglie. L'udienza è fissata per il 22 dicembre. Ma il prete che ora ha ben altre grane da risolvere, fino a ieri era rimasto al suo posto, come se niente fosse accaduto.