Il 'The Atlantic' ha pubblicato un articolo nel quale spiega come, attraverso un lessico un po' spinto, le persone possano costruirsi del Consenso sulle proprie posizioni in qualsiasi ambiente essi operino. A tal proposito, un esempio ci viene fornito con le elezioni politiche italiane svoltesi nel 2013: infatti, il Movimento Cinque Stelle è diventato inaspettatamente il secondo partito più votato alla sua prima apparizione sulla scena elettorale. Il movimento è riuscito a guadagnare un consistente consenso elettorale mediante un nuovo stile di fare politica in Italia.

Ci ha pensato il suo leader, l'ex comico Beppe Grillo, a diffondere una nuova immagine di politico di successo, basando la sua intera campagna esclusivamente su post nel blog del movimento e su monologhi nelle piazze nei quali ha dato vita a veri e propri show popolari diffondendo nel contempo messaggi colmi di imprecazioni riservati ad avversari politici e giornalisti.

Potrebbe sembrare strano che i politici utilizzino termini semanticamente inappropriati quando i loro discorsi dovrebbero essere calibrati con la giusta cura per conquistare gli elettori. Perché, infatti, affermare qualcosa che molte persone trovano offensivo se l’obiettivo è quello di risultare i più simpatici ed affidabili possibile?

Imprecazione è persuasione

Eppure, uno studio condotto dalle Università di Modena e Reggio Emilia, ha rilevato che nel comunicare dei propri pensieri o ragionamenti finalizzati alla creazione di consenso popolare, le classiche parolacce possono diventare uno strumento molto efficace di persuasione, in quanto offrirebbero al pubblico un’immagine più familiare e viva e, in ultima analisi, maggiormente apprezzabile del candidato che le pronuncia.

Tale studio ha richiamato un campione di adulti italiani, che è stato invitato a confrontare e successivamente valutare l’efficacia di due messaggi elettorali pressoché identici, se non per l’uso di due imprecazioni in uno dei due pur descrivendo la medesima situazione. I risultati han confermato quanto sospettato dagli studiosi: la maggioranza dei partecipanti selezionati ha trovato favorevole e più incisivo il messaggio con annesse imprecazioni.

In riferimento a quanto sopra sostenuto, un articolo del ‘Journal of Managerial Psychology’ afferma che la volgarità può anche essere utilizzata come strategia comunicativa per attirare l'attenzione o trasmettere urgenza, così come per sviluppare amicizie e costruire legami di solidarietà: a livello inconscio, il messaggio che si trasmette fra i due interlocutori può tradursi con la frase “Ti conosco così bene che posso essere così scortese con te”, hanno spiegato gli autori dello studio.

Se la propria intenzione è convincere chi ci legge o chi ci ascolta a pensarla come noi, è ovvio che, fra i moltissimi aspetti sottili della comunicazione, vi dev’essere una particolare cura nell’utilizzo strategico dell’imprecazione: perché si aumenti il senso di efficacia del nostro messaggio, c’è la necessità di raggiungere il giusto compromesso fra un’immagine di noi troppo formale e troppo volgare.

Come ci insegna la cultura classica greca, la misura è tutto e la chiave del successo sta nell’essere equilibrati.