La personalità è un concetto millenario circa il proprio modo di presentarsi agli altri membri di una comunità sociale: in essa si fondano i nostri gusti, le nostre scelte, le nostre strategie di autopresentazione e di autoespressione, nonché i nostri schemi mentali tramite i quali semplifichiamo l’ambiente intorno a noi, nel quale andiamo ad interagire. La personalità di un individuo si sviluppa a partire dal proprio sé imperativo e dal sé ideale: il primo designa i valori e i codici morali che applichiamo intenzionalmente nelle nostre azioni sociali, il secondo indica i nostri desideri e ciò che aspiriamo diventare in un futuro, cioè sostanzialmente la nostra idea di successo.
Ma secondo recenti analisi sociologiche, oggi si rileva un lato nascosto dei nostri desideri: essi pare non siano altro che consigli per acquisti sul mercato di personalità a basso sforzo e pericolo. Il comportamento di chi fa parte delle società tecnologicamente all’avanguardia, assume la tendenza alla rinuncia del vivere con motivazione e giusta fatica ai “momenti ingegneri”, cioè costruttori delle nostre personalità.
Come riportato su un articolo del New York Times, una parte sempre maggiore del nostro tempo libero lo si passa metabolizzando gli spettacoli dei media più diffusi: essi sono sempre costruiti a fini promozionali, dediti allo scopo di vendere merci che la pubblicità descrive non come oggetti con determinate caratteristiche, come sarebbe onesto progettare, ma come esperienze emozionali al limite dell’estasi.
Perché in fondo, la pubblicità è anche questo: creazione di surrogati al piacere sessuale.
Tutti i consigli commerciali si possono riassumere nella frase “La tua libertà finisce dove finiscono i tuoi soldi”: la mercanzia funge da psicofarmaco che ti ricorda come, anche se sei debole e non sai chi tu sia e cosa tu voglia davvero, puoi sempre fare affidamento sulla compravendita di etichette di personalità.
La maggior parte degli accessori nei quali investiamo le nostre paghe, infatti, riguardano proprio la definizione della nostra personalità: lo shopping è un concetto spesso associato alla formula “cura della persona”, ma perché ci sia una cura, bisogna che prima ci sia una persona.
Riprendere in mano il concetto di sé
Costruire chi siamo non è di certo un impegno facile, tantomeno comodo: eppure in una esperienza limitata come la vita umana, i suoi benefici sono inattaccabili.
Avere un concetto di sé, radicato non sugli stimoli esterni del mercato, ma su quelli interni delle nostre passioni e sentimenti, permette di prevedere, controllare e interpretare i propri comportamenti di fronte a modelli tipici di situazione. Inoltre permette di definire degli obiettivi sulla base delle proprie capacità (un aspetto questo utile per dare un senso al proprio tempo) senza lasciarsi da ciò travolgere, nonché è utile per gestire con la massima armonia possibile relazioni e reputazioni nei propri ruoli sociali.
Come recuperare una personalità? Naturalmente attraverso un impiego calibrato del tempo libero a nostra disposizione. Man mano che la vecchiaia incombe, ci si accorge che la risorsa più preziosa a nostra disposizione non sono i soldi e la loro immagine simbolica, bensì il tempo, tempo di amare ciò che si è e ciò che si fa.
Pertanto non bisogna cascare nel tranello della formula oggi pubblicizzata tout court “maggiore produttività è maggior benessere”: maggior ricerca di legami con la cultura e l’ambiente che ci ospitano ed accolgono, significa consapevolezza.
Per vivere davvero, ci vuole quest’ultimo strumento sinonimo di piacevole serenità trasmessa al proprio stato d’animo ed alle proprie azioni.