Il caso tristemente noto dei coniugi Turpins e dei loro 13 figli ha sconvolto la California, e mentre su di esso sono concentrate le ricerche delle forze dell’ordine che stanno portando alla luce di particolari sempre più inquietanti, le attenzioni di medici, psicologi e psichiatri sono rivolte alle vittime e al futuro che le aspetta.

Un occhio alla psicologia infantile

Non è certo la prima volta che gli studiosi della Psiche si imbattono in bambini che hanno vissuto la loro infanzia in una forte deprivazione socio-culturale: dal caso del Selvaggio dell’Averyon, numerosi studi sia sugli animali che sugli uomini hanno portato alla scoperta del Periodo critico: un periodo dello sviluppo del bambino nel quale è necessario che avvengano determinati tipi di esperienze, affinché possano svilupparsi normalmente le abilità percettive di un individuo.

Concluso questo periodo, non è possibile imparare ciò che si sarebbe dovuto apprendere e non è stato appreso, e non si può recuperare il deficit che ne deriva. Alla luce di questo, quali sono le aspettative per i 13 figli dei Turpin? 'Il fatto che le vittime non conoscano neppure termini basilari come ‘poliziotto’ o ‘medicina’, è fortemente indicativo di quanto fosse controllato l’ambiente in cui hanno vissuto' dice Patricia Costales, direttore esecutivo del The Guidance Center, un centro che si occupa della salute mentale di bambini coinvolti in rapimenti.

Tutti i fratelli saranno tenuti insieme per quanto possibile, per evitare un ulteriore shock da separazione che andrebbe ad aggiungersi ai ripetuti traumi che hanno subito fino ad ora.

Sebbene per i bambini più piccoli ci siano molte più possibilità, trovandosi ancora a stadi dello sviluppo psichico iniziali, ci sono ottime possibilità che, tramite un continuo lavoro di neuropsichiatri e psicologi, anche quelli più grandi (il maggiore ha 29 anni) possano arrivare ad avere una qualità di vita quanto più vicina alla normalità.

La parola alla psicopedagogia

Un altro problema fondamentale è quello dell’attaccamento dei bambini ai genitori. Dal momento della nascita, i caregiver che crescono il bambino diventano la sua figura di attaccamento principale. Nessun tipo di abuso, neanche il più crudele, può cambiarlo, e il bambino abusato non si distacca dal genitore, anzi: un bambino abusato non sviluppa un attaccamento di tipo disorganizzato, il che avrà ripercussioni su tutta la sua futura vita emotiva.

'Le nostre figure di attaccamento sono la nostra risorsa primaria di sicurezza, non importa quanto abusive esse siano' spiega Jessica Borelli, psicologa clinica e professoressa di Psicologia e Comportamenti Sociali all’Università della California,che prosegue: 'L’impulso di tornare dalle persone che ti dovrebbero proteggere è incredibilmente forte, ed è ciò che deve essere superato per uscire da una situazione di abuso'.

La Borelli aggiunge inoltre che la figlia dei Turpin di 17 anni che è scappata ed ha avvisato le forze dell’ordine potrebbe avere un ruolo fondamentale per la guarigione di tutti i suoi fratelli. Il fatto che nonostante gli abusi sia riuscita a conservare la forza di ribellarsi e il desiderio di fuggire suggerisce una resilienza che potrebbe, nuovamente, aiutare tutti nel lungo processo di cura che li attende.