Intensificazione del monitoraggio sulla rete per contrastare il fenomeno delle intimidazioni ai giornalisti, massima tutela al giornalismo d'inchiesta, attenzione rivolta anche agli episodi che maturano in ambiti sportivi. Sono le principali misure adottate al Viminale - al Tavolo per il coordinamento delle attività di analisi, presieduto dal ministro Marco Minniti - dopo le recenti aggressioni nei confronti di diversi cronisti. Alla riunione, la seconda, hanno preso parte anche Franco Gabrielli, capo della Polizia di Stato; Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, rispettivamente, segretario generale e presidente della Fnsi; Carlo Verna e Guido D'Ubaldo, presidente e segretario dell'Ordine dei giornalisti.

Nel corso dell’incontro si è deciso di programmare le riunioni del tavolo con una cadenza precisa, indicativamente trimestrale. Inoltre, "saranno avviati percorsi di formazione tra funzionari di polizia e giornalisti", per "un uso consapevole del web", si legge sul sito della Fnsi.

Dalle minacce alle telefonate anonime

Attenzioni puntate su trentacinque casi dal primo novembre del 2017: in gran parte, si tratterebbe d'intimidazioni attraverso minacce pubblicate on line o di carattere verbale, atteggiamenti violenti, lettere, telefonate anonime e danneggiamenti di diverso genere. In merito alle matrici degli episodi, sarebbero prevalenti le motivazioni politiche e quelle sportive, riconducibili alla criminalità non occasionale, ma organizzata, ad ambienti di diffusa illegalità e di assoluto degrado sociale.

L'analisi ha riguardato anche i dati del 2016: gli atti intimidatori sono stati complessivamente centoventotto, tutti ai danni di giornalisti impegnati nell'attività professionale. Centoventisei, invece, lo scorso anno. Dal primo gennaio scorso, fino a pochi giorni fa, sono stati diciotto i casi monitorati. In tema di provvedimenti, nel 2016 arrestate o denunciate ottantatré persone; nel 2017 lieve incremento, ottantasette.

Fino a oggi le forze di polizia hanno disposto centosettantasei misure di vigilanza, mentre i dispositivi di protezione destinati ai giornalisti sono stati diciannove.

Ingiurie, percosse, lesioni e persino estorsioni

Approfondendo i dati di fonte Sdi-Sdd, sui reati commessi contro giornalisti, pubblicati sul sito della Federazione nazionale della stampa italiana, emergono tipologie specifiche di delitti: lesioni colpose, percosse, minacce, ingiurie e persino estorsioni.

La cifra più consistente riguarda le minacce, peraltro in aumento negli ultimi tre anni: settantuno nel 2015, 88 nel 2016, 99 nel 2017. Stesso discorso per le lesioni dolose: da quattordici nel 2015 a diciannove nel 2017. In netta diminuzione le ingiurie: trentanove nel 2015, diciassette nel 2016, tre nel 2017. In calo anche le percosse: da nove nel 2015 a cinque nel 2017. In un'altra scheda on line il report delle province interessate, per il 2017, da Agrigento a Cosenza, da Genova a Foggia, da Udine a Viterbo, poco più di ottanta. Per quanto riguarda il periodo che va dall'1 novembre 2017 al 13 febbraio 2018, ancora le minacce al primo posto: diciassette. Lieve calo rispetto allo stesso periodo 2016-2017: venticinque.

Completano il quadro degli ultimi mesi, due estorsioni, tre casi di percosse e sei di lesioni colpose. Ventuno i provvedimenti fra denunce e arresti. Questi, in sintesi, i dati ufficiali, che testimoniano evidentemente notevole insofferenza verso un'informazione di qualità, quella che quotidianamente svolgono giornalisti con la "schiena dritta", animati da una passione che va oltre lo stipendio. "Nessuna testata, nessuno schiaffo, nessuna minaccia potrà fermare il diritto di cronaca e la libertà di informazione”. Così il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, nei giorni scorsi, nel corso di un "sit in" di solidarietà per una giornalista chiamata a testimoniare nell'ambito di un processo.