Durante la Digital Week a Milano dodici italiani di successo hanno raccontato i loro fallimenti personali. L’iniziativa è stata organizzata dal programma di accelerazione per startup italiane B Heroes. Tra le dodici persone intervenute troviamo: Fabio Cannavale, fondatore di lastmitute.com e Federico Grom, amministratore delegato del gruppo Grom. Un modo diverso di vedere i fallimenti personali che da sconfitte diventano uno step necessario al successo. Edison sosteneva che nella vita non aveva mai fallito solo provato molti metodi che non hanno funzionato.

Oggi sempre di più si assiste al fenomeno dei giovani che tendono a protrarre sempre di più il loro percorsi di studi universitari, trascinandosi dietro gli esami con agonia, malessere che inevitabilmente si riversa su tutto il resto della famiglia.

Perché si allungano gli studi?

Da un punto di vista psicosociale il fenomeno dell’allungamento degli studi universitario è un indicatore di disagio di esperienze connesse alla transizione adolescenza- età adulta. A questo difficile passaggio contribuiscono anche altri fenomeni come:

  1. Motivazione iniziale al percorso di studi: una motivazione estrinseca, centrata quindi sul ‘’io devo’’ può portare a vivere gli anni dell’università troppo rigidamente.
  2. Strategie di autoregolazione e comportamento nei confronti dello studio: considerare lo studio, gli esami e il voto finale come l’unica cosa che realmente conta nella vita è totalmente sbagliato perché porta a non vivere appieno tutte le altre esperienze sociali utili per diventare adulti consapevoli
  3. Insuccessi in itinere: fallire un esame capita a tutti, anche ai più bravi, tuttavia è come si reagisce a questi piccoli fallimenti a fare la differenza
  4. Rapporto dello studente con l’Università e il contesto: il contesto sociale in cui siamo inseriti può fare la differenza spingendoci in una direzione piuttosto che in un'altra. Così, sembrerebbe che preparare un esame con una persona molto brava ci spinga ad andare meglio o comunque a concludere regolarmente il percorso di studi.

Quindi l’ingresso nel mondo universitario pone l’individuo di fronte ad una serie di cambiamenti che possono essere vissuti come opportunità di crescita personali, ma che sono dei veri e propri momenti di rottura con tutta la vita vissuta fino a quel momento.

L’impatto di questo evento comporta un vero e proprio compito di sviluppo il quale introduce modifiche nella relazione tra l’individuo e l’ambiente. Modifiche che non tutti gestiamo allo stesso modo. La transizione avviene quindi in tre diverse fasi:

  1. Estraneità: periodo in cui ci si sente estranei alla realtà che li circonda
  2. Apprendistato: periodo in cui si famigliarizza con la realtà nuova
  3. Affiliazione: periodo nel quale si raggiunge una certa padronanza delle regole

I disagi emotivi derivanti

Il periodo di ingresso nella vita universitario corrisponde a un periodo di sospensione nei confronti di impegni sociali e scelte definitive.

Questo aspetto spingerebbe il giovane adulto a rimanere per più tempo all’interno di questo periodo di sospensione in cui le responsabilità sono minime e le preoccupazioni quasi inesistenti. Tuttavia non per tutti è così, sé è vero che esistono i cosiddetti bamboccioni è anche vero che esistono ragazzi che nonostante l’impegno e la determinazione non riescono a portare a casa il risultato.

Questi sono quindi sì sospesi, ma in un senso diverso: sono bloccati tra la vita indipendente e quella dipendente dai loro genitori senza realmente volerlo. Risulta difficile da spiegare se non ci si è mai trovati in questa condizione, ma non riuscire a passare un esame dopo innumerevoli tentativi è stressante, umiliante e deprimente. Il continuo insuccesso porta ad avere dubbi sulle proprie capacità, sulla propria persona e sulle proprie scelte di studi. I ragazzi soffrono quindi di attacchi di panico, stress, ansia, insonnia, le ragazze soprattutto di cattivo rapporto con il cibo (vi è infatti una stretta relazione tra il nutrimento e lo studio).

L'abbandono del percorso

Dunque è difficile riuscire ad uscire da un periodo di stallo universitario e in alcuni casi l’uscita da questo periodo coincide con l’abbandono del percorso di studi.

La società ci impone ritmi sempre più serrati di crescita, non ci sono momenti in cui i ragazzi riescono a fermarsi a pensare a quello che realmente stanno facendo o che vogliono fare. Ogni anni c’è una nuova sfida da affrontare, ogni semestre esami da dare e molte volte si va avanti senza realmente sapere dove si ste andando, in altri casi invece si si blocca e non si riesce più a capire il senso delle proprie azioni. Non c’è una vera e propria soluzione a questo fenomeno se non quella di ricordare (o almeno di provare a farlo) che ognuno di noi ha i sui tempi e le sue passioni e questi non sono condannabili.