L’università è un traguardo importante, considerata da molti ‘punto d’arrivo’ e discesa della strada tortuosa verso la carriera, dopo la ‘tanto patita’ maturità. Oggi è difficile farsi largo tra i giovani che vogliono intraprendere lo stesso percorso di studi, in una società dove gli sbocchi lavorativi sono selezionati e spesso li si intraprendono per necessità e non per passione. Ciò può creare uno stato di ansia negli studenti.

Questo è il primo vero problema: la mancanza di passione

Quando si studia qualcosa che non piace o che non interessa, la motivazione cade a picco, la mancanza di passione è infatti la prima causa della perdita di motivazione, che è forse la formula magica dello studente modello.

Come si può portare avanti lo studio di qualcosa con cui non abbiamo niente a che fare? Partiamo dal presupposto che la scelta della facoltà universitaria deve essere presa per passione e amore verso la materia, ma se questo non avviene a causa di molteplici fattori, come sollecitazioni della famiglia, bisogna prefissarsi un obiettivo e raggiungerlo ad ogni costo. La determinazione viene ancor prima della motivazione, e questa accresce con tanti piccoli ‘sacrifici’ che lo studente deve fare giorno per giorno, ma accresce anche con le piccole grandi ‘ricompense’ che lo studente raccoglierà lungo il tragitto.

Cosa succede se nonostante l’impegno non si arriva alla sufficienza?

L’iter universitario è lungo e pieno di ostacoli, impegna lo studente in anima e corpo, ma il peso degli studi dipende anche dalla scelta che si è presa: è chiaro che se si decide di entrare a medicina e si passa il test, la tensione del giovane sarà maggiore per la responsabilità verso sé stessi a causa degli sforzi fatti per ottenere un posto in facoltà, e perché la materia in sé è tra le più difficili e impegnative che ci siano.

Lo studente che non riesce ad ottenere risultati gratificanti o almeno equiparati al lavoro svolto prima della sessione, entra in uno stato di depressione che mette sé stesso al centro delle cause del fallimento personale. Il fallimento scolastico, per diversi, è strettamente collegato al fallimento o meno della sfera affettiva, sociale, e personale.

Se il giovane non riesce ad ottenere i risultati che si impone, infatti, si considera non degno dell’amore dei familiari, dell’approvazione delle persone che gli stanno intorno, ma soprattutto diventa il peggior giudice di sé stesso, andando ad aggravare ancor di più il malcontento iniziale.

Che effetti ha lo studio sulla vita dello studente?

Quando uno studente, dalle elementari all’università, si sente sotto pressione, la rabbia repressa e la frustrazione causata dal fallimento scolastico si riflette nella sua vita in tutte le sfaccettature. Tenderà ad avere un atteggiamento chiuso verso gli altri, soprattutto verso chi, al contrario suo, riesce a raggiungere gli obiettivi prestabiliti, perché si sente inferiore e fuori luogo nel gruppo.

L’insuccesso scolastico fa sì che anche tutte le altre capacità dello studente diventino disfunzionali, perché non ha tempo ed energia da dedicarvi o perché il risentimento verso sé stesso e la perdita di fiducia non gli danno più la motivazione che faceva da carburante ai suoi progetti precedentemente.

Come possono i familiari, o le persone vicine, aiutare lo studente in difficoltà?

La maggior parte degli studenti italiani è fuori sede, quindi la mancanza della famiglia nel quotidiano pesa, soprattutto a chi ha sempre dipeso, almeno affettivamente, dalla presenza dei genitori. Sentirsi soli è normale per qualsiasi universitario, e questo ‘spazio’ vuoto non si riempie facilmente, nonostante la presenza di eventuali coinquilini o nuovi amici. La famiglia deve stare vicino al proprio figlio fuori sede il più possibile, per quanto questo possa essere difficile, a causa degli impegni di ognuno. Un aiuto importante è quello della psicoterapia: parlare e sentirsi ascoltati almeno per un’ora a settimana può far tanto, specialmente se, tramite un lavoro mirato, si punta all’esaminare il carattere e le fragilità dello studente, per metterle da parte e rendere meglio nelle prove, vivendo serenamente l’esperienza universitaria.