Youtube, la celebre piattaforma video di Google, era diventata la sua ragione di vita e alla fine anche di morte. L'ossessione unica, il nemico da combattere come fosse una persona fisica. Nasim Najafi Aghdam, questo almeno il suo nome online, 39enne videoblogger animalista attivista e vegana bodybuilder come lei stessa si definiva, iraniana di origine ma residente a San Diego, lamentava che il colosso del Web la censurasse, che la oscurasse per non farla arrivare al meritato successo. E così in trenta secondi si è trasformata da 'pacifica paladina della causa animalista in 'terminator' esplodendo nella sede della società una raffica di colpi di pistola, almeno 15.

Proprio come nella peggiore tradizione yankee in cui qualcuno, istigato da un credo o da un fanatismo di riferimento, compie una sparatoria, stavolta è stata la youtuber 'ribelle' a macchiarsi di sangue ferendo quattro persone per poi togliersi la vita. Ai giornali locali il padre ha raccontato che la ragione prevalente di tanto odio è più semplice: la piattaforma aveva smesso di pagarla per i video che postava.

Scenario da attacco terroristico

Il risentimento era cresciuto col tempo. Ma non avendo obiettivi reali da colpire né conoscendo i suoi bersagli, una volta entrata ieri prima delle 13 nel quartier generale della società a San Bruno nel nord della California e posteggiata l'auto, Nasim si è introdotta negli uffici e ha sparato a casaccio.

Ci sono stati momenti di assoluto terrore negli edifici dove lavorano 1700 persone. Alcune di queste sono rimaste barricate nei bagni mentre al 911, il numero delle emergenze in Usa, arrivavano telefonate a raffica, al pari dei proiettili. Sul posto come se fosse in corso un attacco terroristico, sono arrivate squadre speciali della polizia, ambulanze, vigili del fuoco, mentre dell'episodio era stato informato anche il presidente Trump che ha seguito il caso.

Una vicenda che, tra l'altro, tira in ballo un problema tutto americano: l'uso e abuso di armi. Infine a centinaia con le mani sulla testa, i dipendenti sono stati fatti evacuare dalla polizia nel campus 'hi teach'. Quattro le persone ferite. Un uomo in condizioni critiche, altre due donne meno gravi, una in modo lieve. Poi la youtuber ha puntato la pistola contro se stessa e si è tolta la vita.

Viste le intenzioni, poteva andare assai peggio.

Movente ambiguo

Ma quale il reale movente di questa tentata strage culminata in un suicidio? Il colosso avrebbe censurato alcuni video caricati da Nasim Najafi Aghdam in cui lei denunciava abusi sugli animali. A quanto pare, stava per chiudere il suo account. Alcuni suoi video erano stati censurati perché troppo audaci e i quattro canali in inglese, farsi, turco, e uno dedicato alla moda nei quali la donna pubblicava i suoi contenuti erano stati chiusi per ripetute violazioni delle norme di Youtube. 'Non c'è libertà di parola nel mondo reale. Non c'è un'equa opportunità di crescita su YouTube o altri siti di condivisione di video', aveva scritto lei sul sito ufficiale.

Ad accrescere la sua rabbia, il mancato pagamento dei proventi della pubblicità ricavata dai suoi video.

Giganti del Web in difficoltà

Tempi difficili per i colossi del Web. Facebook travolto dallo scandalo dopo che si è scoperto che la 'Cambridge Analytica', società di analisi che ha collaborato proprio alle campagne elettorali di Donald Trump, ha violato 50 milioni di profili per influenzare le elezioni. In queste ore, la più potente piattaforma di video on line, è oggetto di critica da parte di utenti che lamentano trattamenti differenziati: migliaia di account e canali sarebbero censurati per piccole infrazioni a fronte di canali con contenuti pornografici o violenti accessibili anche ai minori attivi, e segnalazioni non prese in considerazione.