In seguito all'invio sull'isola, il 6 marzo, di una delegazione di avvocati e mediatori culturali, le ong (sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei migranti) Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (Cild), Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e IndieWatch hanno presentato un rapporto al Parlamento. Nella documentazione si parlava di assenza di una mensa, pessime condizioni dei servizi igienici (l'acqua calda era garantita per un'ora al giorno, l'acqua corrente mancava dalle 21 alle 7) e degli alloggi notturni (fino a 36 persone tutte insieme, senza divisioni tra donne, uomini e bambini).

Nel frattempo, un comunicato del Ministero dell'Interno del 13 marzo annunciava il progressivo e rapido svuotamento, e la chiusura del centro per permettere i lavori di ristrutturazione. La notizia venne rilanciata da tutti i media. Questa chiusura (temporanea), a detta delle ong, è arrivata in seguito alla denuncia di un'inadeguata accoglienza, priva del benché minimo rispetto per la persona. Invece, per il Ministero la decisione di effettuare la ristrutturazione è stata presa in seguito all'ultimo incendio appiccato nella struttura.

I complimenti del Consiglio d'Europa al lavoro d'accoglienza svolto dal nostro Paese

Parallelamente alle denunce delle ong, negli stessi giorni il Consiglio d'Europa ha offerto una prospettiva completamente diversa. Una parziale smentita rispetto a queste accuse - senz'altro gravi e da non sottovalutare - è emersa dal parere positivo fornito dal comitato anti-tortura dell'organizzazione internazionale, che ha affermato - tra le altre cose - che il livello dei servizi sanitari presenti negli hotspot (Lampedusa, Pozzallo e Trapani) era "molto buono". Tutto ciò, ovviamente, in evidente contraddizione rispetto a quanto evidenziato da Cild, Asgi e IndieWatch.

Le mancate formalizzazioni delle richieste d'asilo

A prescindere dai dubbi sulla parzialità di entrambe le voci, il rapporto delle ong segnalava, inoltre, che con la chiusura dell'hotspot si sarebbe innestato un meccanismo assolutamente illegale. Le organizzazioni non governative, infatti, hanno denunciato che, a causa di mancate formalizzazioni della domanda di protezione internazionale (pratica irregolare, in quanto ogni straniero ha diritto di richiederla), automaticamente, tutti coloro che risultavano non richiedenti asilo sono stati colpiti dal decreto di respingimento differito, in ragione del quale queste persone sarebbero state trasferite nei Cpr (centri di permanenza per il rimpatrio) di Torino, Potenza e Brindisi, dove i migranti (formalmente non più richiedenti asilo, ma semplicemente immigrati irregolari) vengono trattenuti in attesa di rientrare in patria.

Continuano gli sbarchi

Gli sbarchi intanto continuano, anche se in misura nettamente minore rispetto agli anni scorsi. Per questo motivo, il comunicato del Viminale ha precisato che, nonostante la ristrutturazione riguardante "la recinzione, i locali mensa e la videosorveglianza, in caso di emergenza saranno assicurate le esclusive operazioni di primissimo soccorso ed identificazione, in vista della conseguente distribuzione territoriale dei migranti".

Si tratta, dunque, di una chiusura solo parziale, dal momento che, anche in caso di sbarchi (l'ultimo avvenuto il 25 aprile, 65 tunisini) a Lampedusa si effettuano - rapidamente - le operazioni di riconoscimento, e successivamente i migranti vengono trasferiti. Probabilmente, è in virtù di questo essenziale ruolo se la prefettura non ha mai disposto la chiusura del centro.