E' finita questa notte alle 2:30 la battaglia per la vita di Alfie Evans e dei suoi genitori Tom e Kate. A dare la triste notizia sono stati proprio i giovani genitori del bimbo tramite Facebook: "Il mio piccolo gladiatore ha posato lo scudo e ha spiccato le ali alle 2:30" ha scritto il padre, visibilmente straziato dal dolore. Anche la mamma ha deciso di esprimere due parole di ringraziamento nei confronti di tutti quanti si sono mobilitati, in un modo o nell'altro, per difendere il diritto alla vita del piccolo.

Una lunga battaglia

Il piccolo Alfie aveva 23 mesi, durante i quali si è dovuto confrontare con un nemico che era ben più forte di lui e delle persone che con lui hanno intrapreso questa battaglia.

Non si sono mai arresi Tom e Kate. Anche quando i medici avevano tolto loro ogni speranza, i giovani genitori hanno deciso di far trasferire il loro piccolo angelo dall'ospedale pediatrico "Alder Hey" di Liverpool al "Bambin Gesù" di Roma. Negli ultimi giorni si erano persino rivolti al Santo Padre per chiedere un intercessione che consentisse ad Alfie di avere una chance.

Una lotta per il diritto alla vita che i genitori hanno combattuto non solo negli ospedali insieme a medici e infermieri, ma anche nei tribunali, contro le decisioni di giudici che negavano il trasferimento del piccolo perché considerato un accanimento nei confronti della piccola creatura dal destino segnato. Ma ci sono state anche migliaia di persone che da Liverpool, Varsavia, Roma e diverse altre città hanno dato vita a manifestazioni e veglie per dimostrare tutto il loro sostegno alla famiglia Evans.

Un dibattito etico

Il 23 Aprile 2018, alle ore 22:17 sono state staccate le spine dei macchinari che tenevano in vita Alfie Evans. Affetto da una grave malattia neurodegenerativa, il giudice ha respinto l'ultima richiesta di trasferimento all'ospedale di Roma. I medici avevano previsto che il bambino avrebbe potuto sopravvivere per poche ore, ma lui ha resistito.

Ha resistito ben 4 giorni, respirando da solo e regalando gli ultimi ma intensi sorrisi ai suoi genitori. E' inevitabile che tutto questo ha portato nuovi spunti di riflessione sul diritto alla vita e sul fine vita. Può essere considerata vita quella passata in un letto di ospedale attaccati a delle macchine senza le quali non avremmo le funzioni vitali minime?

E' sempre scomodo rispondere a certi quesiti ed esprimere pareri sulle scelte portate avanti dai genitori dei bambini affetti da gravissime e rare malattie. E probabilmente non spetta a noi dare giudizi. Chi ha le competenze necessarie ha il dovere di intervenire in queste situazioni con professionalità e obiettività. A tutti gli altri non resta che riflettere e fare tesoro delle esperienze altrui per dare nuovo valore alla vita e all'umanità.