Secondo un’indagine di Save the Children-Ipsos un ragazzo su dieci ha subito azioni di cyberbullismo, mentre il 21% conosce persone che sono vittima di tale fenomeno ed il 72%, di cui la maggior parte giovanissimi, temono il cyberbullismo perché hanno paura di diventarne delle vittime.

Tragedia sfiorata

Accanto a queste statistiche si registrano casi di cyberbullismo sempre più in aumento. Stavolta la vittima è una tredicenne che durante una mattinata scolastica ha deciso di buttarsi dalla finestra. La ragazzina frequenta la seconda media in un paese della provincia di Venezia e da tempo era vittima di cyberbullismo: foto, prese in giro ed insulti inviati tramite chat la tormentavano da molto tempo.

A dicembre infatti la madre si era rivolta ai carabinieri presentando una denuncia e la cosa era arrivata anche alla dirigente scolastica, ma a nulla era servita la denuncia. Le prese in giro e gli insulti si erano affievoliti nel periodo immediatamente successivo alla denuncia, per poi riprendere nel giro di pochissimo tempo.

Gli avvocati della tredicenne, Walter Drusian e Matteo Giuseppe D’Anna, raccontano che la ragazzina aveva cominciato a compiere atti di autolesionismo e da poco aveva iniziato ad essere seguita da uno psicologo. Il 17 aprile, poco prima di mezzogiorno, però accade l’inimmaginabile: la ragazzina si trovava a scuola e ad un certo punto ha chiesto alla sua insegnante di poter andare in bagno.

Una volta arrivata si è gettata dalla finestra del bagno che si trovava al primo piano. Le conseguenze di quel lancio per fortuna non sono gravi: in ospedale le è stata riscontrata una frattura all’anca che i medici hanno prontamente riparato e ad oggi non è in gravi condizioni. Gli avvocati riportano alcune delle parole della madre: “Confido nell’attività della Procura”, aggiungendo che quest’ultima ha fatto tutto ciò che poteva per aiutare sua figlia.

Il Cyberbullismo

Il termine “cyberbullismo” è stato introdotto nel linguaggio moderno da Bill Belsey nel 2002 anche se già da qualche tempo aveva attirato l’attenzione dei genitori, degli educatori e dei ricercatori. Successivamente Smith e collaboratori definirono questo fenomeno rifacendosi alla definizione convenzionale del bullismo; si tratta di un fenomeno prevaricazione volontaria e ripetuta nel tempo attuata tramite un dispositivo elettronico, perpetrata contro un singolo individuo o contro un gruppo con lo scopo di ferire e mettere a disagio le vittime che non riescono a difendersi.

La differenza con il classico bullismo è che le offese e le prese in giro non vengono comunicate di persona, bensì attraverso cellulari, computer, email, chat etc.

Le conseguenze sembrano essere peggiori rispetto a quelle del bullismo tradizionale perché le foto ed i messaggi usati per ferire qualcuno rimangono in rete, quindi sono difficile da rimuovere e purtroppo chiunque può accedere a tale materiale se pubblico. La vittima si sente ancora più impotente, rafforzando il ruolo del bullo e sottomettendosi sempre di più. Inoltre il disimpegno morale e la mancanza di empatia aumentano l’impatto negativo del comportamento del bullo. Altra caratteristica di questo fenomeno sono i cosiddetti bystanders, ovvero tutti coloro che si limitano ad assistere al comportamento del bullo contro la propria vittima, senza intervenire in favore di quest’ultima. L’anonimato di cui il bullo si avvale ed il silenzio delle vittime rende il cyberbullismo un fenomeno sempre più pericoloso ed in crescente aumento.