Siamo ormai lontani dai tempi in cui, un delirio paranoico in una donna, veniva giudicato come stregoneria secondo il ‘’ricettario’’ del malleus maleficarum. Oggi, la ricerca del Centro per i sistemi di neuroscienze e cognitivi (Cncs) dell’istituto italiano di Tecnologia, ha portato a contraddire le più accreditate teorie sulle origini della schizofrenia. Secondo quanto enunciato da tale ricerca, l’origine delle allucinazioni, e delle alterazioni della percezione, non sono da far risalire alla corteccia frontale: attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica in 94 persone malate di schizofrenia e in altrettante sane, si è arrivati a considerare che il problema, va a prendere le corteccie superiori solo in un secondo momento, attraverso delle alterazioni della percezione iniziale di un qualsiasi input, che in seguito, compromette le funzioni esecutive superiori.
Ma ciò indica che già alla base la comunicazione è disfunzionale, considerando tali problemi di elaborazione del segnale in entrata. “E’ il primo passo per programmare terapie farmacologiche più mirate” ha commentato il coordinatore del gruppo di ricerca Angelo Bifone. Commento a dir poco veritiero, poiché tale scoperta ha risvolti non soltanto sulla schizofrenia vera e propria, ma anche su diverse psicosi che sono associabili a quest’ultima.
La follia a due
Caso particolare di psicosi degenerativa è proprio la follia a due, interessante per il coinvolgimento di due soggetti, che vivendo a stretto contatto per lunghi periodi, arrivano a essere entrambi affetti da tale psicosi, partendo soltanto da uno dei due, che la induce.
Ciò vuol dire, che se il soggetto portatore della psicosi, manifesta deliri e allucinazioni, saranno condivisi da entrambi, ma ricordiamo: solo uno è l’induttore. Due soggetti appartenenti alla stessa famiglia (madre e figlia), manifestarono un disturbo psicotico condiviso, e a seguito di approfonditi colloqui con entrambi, e con ognuno, è stata ricoverata esclusivamente la figlia, la quale manifestava deliri più marcati rispetto alla madre. Alla fine della vicenda, si è scoperto che la figlia fosse stata contagiata dalla madre, ma che comunque manifestava un livello psicotico più grave, a causa anche dei risvolti fisici dei suoi vissuti in allucinazioni.
Addormentare il mostro
Diagnosticare una schizofrenia all’inizio del suo corso, e sapere come curarla, cambierebbe nettamente la concezione attuale del ‘’malato di mente’’ rinchiuso in reparti psichiatrici, o cliniche private che, non molto spesso curano o riabilitano, bensì sedano, per evitare il problema.
Di certo addormentare il mostro, non lo farà scappare dalla grotta, ma quando è interessato nemmeno allo scorrere del tempo, e in quest’ultimo nessuno si interessa al suo problema, il mostro non è lui.