I danni subiti sono irreversibili e segneranno per sempre il suo volto. Non sono stati causati dal gesto criminale di un uomo che non accettava di essere stato lasciato e si è vendicato gettando acido sulla donna 'amata', come purtroppo è accaduto in altri casi, ma da un chirurgo estetico.
Da modella all'apice della professione, Cristina Guidetti, originaria di Modena, oggi 45enne, gli aveva affidato il compito di correggere piccole imperfezioni facciali in vista di un lavoro prestigioso: doveva fare da testimonial per alcuni prodotti per il viso.
E invece il chirurgo estetico Massimo Rambotti l'ha sfigurata e sul viso restano cicatrici indelebili malgrado 42 interventi successivi. Per la prima volta la donna, ora che dopo una lunga attesa c'è stata una piccola svolta giudiziaria, ha voluto raccontarsi pubblicamente per evidenziare l'aspetto più doloroso di tutta la vicenda.
Cristina Guidetti, da testimonial di creme per il viso a reclusa
Il 31 gennaio del 2012 è una data che Cristina non scorderà mai più perché ha stravolto la sua vita. Quel giorno si sottopone a un intervento di resurfacing, un trattamento che si fa con il laser per eliminare difetti estetici e restituire alla pelle un aspetto ringiovanito e al contempo naturale. Lei, per liberarsi di acne e macchie sulla pelle in vista di un lavoro in cui deve esibire il volto, si affida completamente a Massimo Rambotti, chirurgo estetico oggi 62enne originario di Foligno, conoscendolo come uno dei più stimati professionisti del settore.
E' lo stesso dottore che l'ha già operata al seno.
L'operazione si svolge nell'ambulatorio specialistico 'Orchidea' di Padova. L'esito è devastante, un incubo senza fine. Da quell'intervento Cristina esce sfigurata, riporta gravissime ustioni che nel giro di mesi diventano cheloidi. Lascia per sempre il lavoro da modella che faceva da quando era giovanissima per prestigiose case di moda.
Da testimonial di creme di bellezza, diventa una reclusa nella prigione domestica. Esce di casa solo per spostarsi da un centro all'altro in cerca della cura adeguata. Trascorre sei anni di calvario. Inizialmente la gente per strada la schiva e la figlia che oggi ha 15 anni resta traumatizzata. "I trattamenti che facevo per curarmi mi rendevano un mostro", ha raccontato alla Gazzetta di Modena.
Malgrado gli interventi successivi dei medici del Centro grandi ustionati di Parma a suo dire hanno compiuto miracoli, sa che il suo volto non tornerà mai più quello di prima.
Modella sfigurata, l'iter giudiziario
Ora che è arrivata la condanna del chirurgo, Cristina ha deciso di raccontare pubblicamente la sua storia. Ha dovuto attendere sei anni perché la giustizia italiana arrivasse a formulare la sentenza di primo grado. Dopo aver superato crisi e spazzato via i pensieri peggiori grazie a sua figlia e alla vicinanza dei familiari, è afflitta più che dalle sue cicatrici dai segni degli eventi successivi.
Ha dovuto dare battaglia finora, non per avere giustizia, ma per arrivare a un punto di partenza.
Pochi giorni fa, infatti, il tribunale di Padova ha condannato Massimo Rambotti a un anno, con pena sospesa, riconoscendolo colpevole di lesioni gravissime. Ma quel che è peggio è che, visti i tempi lunghi della giustizia italiana, la prescrizione incombe. L'avvocato della donna, Pietro Someda, ha dovuto presentare al tribunale un'istanza per ottenere questo risultato in sede penale prima che scadessero i termini. Ed ora, dopo aver strappato questa timida vittoria, potrà cercare di rivalersi in ambito civile dal momento che è stato già fatto l'accertamento preventivo della responsabilità del chirurgo e dei danni gravissimi arrecati alla paziente. Per fare 42 interventi riparativi, Cristina ha speso di tasca sua 93 mila euro finora e senza avere un euro di risarcimento. "Questa non è giustizia", dice e spera che almeno raccontare la sua storia possa servire.