"Per me è un incubo infinito. Non smetto mai di lavorare e non faccio più ferie": la sua vita da recluso, Fredy Pacini l'aveva raccontata ai giornali e in tv lo scorso marzo dopo l'ultimo assalto subito. L'imprenditore toscano di 59 anni, oggi nel ciclone mediatico per aver sparato e ucciso un ladro che si era introdotto nella sua azienda, la Pacini Gomme che si trova a Monte San Savino, provincia di Arezzo, era già diventato un 'caso' per un record negativo. Aveva infatti subito ben 38 furti, tra quelli andati a segno e quelli tentati.

Un accanimento tale da parte di malviventi che quattro anni fa lo ha spinto a trasferirsi a vivere nella ditta considerandola l'unica soluzione per proteggere i suoi beni.

"E' un imprenditore e un uomo lasciato solo dalle istituzioni", il commento odierno in paese dopo il tragico fatto.

Fredy Pacini aveva detto: 'Io costretto a vivere in azienda, non ce la faccio più'

A raccontare ancora una volta la storia di Fredy Pacini è stata oggi Alessandra Chieli, legale del gommista sentito dal pm e accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver ucciso con due colpi di pistola Vitalie Tonjoc. Il moldavo di 29 anni si era introdotto stanotte con un complice fuggito, nel capannone industriale di via della Costituzione, zona industriale di Monte San Savino. Un'area presa di mira da ladri, in particolare quel capannone perché, essendo isolata, le merci possono sparire in un battibaleno.

"Aveva subito 38 furti, esasperato dormiva in ditta e si è trattato di legittima difesa dopo un tentativo di furto", ha detto Chieli. In effetti Pacini lo scorso marzo aveva raccontato a una tv locale 'Tele Etruria' e poi a 'Mattino Cinque' che l'aveva intervistato dopo l'ennesimo colpo andato a vuoto, di essersi trasferito a vivere in quel capannone diventato un prigione, dal 2014 dopo tanti raid subiti.

"In un minuto, due minuti, riescono a portare via tutto quello che trovano. Gli allarmi non servono a molto'', aveva detto spiegando di non potersi più permettere di andar via neanche un attimo. "La mia vita è stata stravolta: non ci sono vacanze. Ed è dura tanto per me, quanto per i miei familiari", aveva protestato.

L'anno nero era stato proprio il 2014 quando, una razzia dopo l'altra, gli avevano rubato "cose e denaro per almeno 200 mila euro" ed aveva dovuto cominciare daccapo.

Da uomo abituato a lavorare da 40 anni, ad alzarsi tutti i giorni alle cinque di mattina "per mandare avanti la baracca", ma sentendo ormai la sua vita a rischio.

Fredy Pacini, il magazzino adattato a casa

In effetti il suo magazzino di pneumatici e di costose bici da corsa di cui è rivenditore autorizzato, l'ha adattato a casa. Il piano di sopra del capannone, infatti, è diventato un piccolo appartamento spartano dotato di una cameretta con una brandina, un cucinino, una tv e un bagnetto di servizio. Un'esistenza di rinunce, dovendo dimenticare di avere una famiglia eccetto che "alle feste comandate e all'ora dei pasti". A fargli compagnia un cane da guardia, Pacini si è anche abituato a dormire vestito per essere pronto a ogni emergenza.

E la scorsa notte si trovava proprio in quel giaciglio approssimativo quando ha sentito dei rumori: per l'ennesima volta, dei ladri si erano introdotti nel capannone industriale sfondando un vetro con un piccone. Con la sua Glock semiautomatica regolarmente detenuta, ha sparato due colpi contro uno di loro, Vitalie Tonjoc. Uno gli ha reciso l'arteria femorale uccidendolo. Indagato, Pacini potrebbe essere prosciolto. L'avviso di garanzia è un atto dovuto in vista delle indagini e dell''autopsia di Tonjoc. Potrebbe scattare la legittima difesa visto che i ladri erano armati di piccone e Pacini ha sparato alle gambe.

Monte San Savino sarebbe 'invivibile per i continui furti'

Ora che la sua "Odissea" ha avuto questo finale tragico, il suo avvocato dice: "Il mio assistito ha una coscienza sia morale che giuridica a posto, pulita.

Ora è costernato per quanto successo“. E aggiunge pure che Monte San Savino sarebbe diventata invivibile per i continui furti.

Malgrado tutto, a marzo, Pacini aveva ringraziato le forze dell'ordine: "perché il loro servizio lo fanno, purtroppo anche loro hanno le mani legate". Aveva perso fiducia nella giustizia: "quando un ladro viene arrestato, il giorno dopo è di nuovo libero di delinquere", aveva detto.