E’ stata respinta la richiesta italiana di indagare gli agenti dei servizi segreti egiziani per il caso Regeni. In base all'ordinamento giuridico del Cairo, infatti, non esiste un registro degli indagati. L'Egitto ha anche chiesto di orientare le indagini sul visto turistico di Giulio Regeni. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa egiziana Mena che cita una fonte giudiziaria. Secondo questa fonte, la Procura generale d’Egitto non ha accettato la richiesta ufficiale dei PM italiani, sollevando anche dei dubbi per quanto riguarda il visto utilizzato da Regeni e il perché il ricercatore non era in possesso di un permesso per studenti.

Gli inquirenti egiziani non ritengono che sia sufficiente il fatto che le persone che indica la procura di Roma tenessero sotto controllo Regeni, perché, secondo loro, questo 'rientra nel loro compito'.

Analoga richiesta presentata anche nel dicembre 2017

Anche nel dicembre 2017 era stat presentata una richiesta analoga dalla parte italiana, ottenendo il rifiuto dalla parte egiziana. Il motivo del rifiuto è stato lo stesso: 'Nella legge egiziana non è presente il registro degli indagati'. Riferendosi alla fonte giudiziaria egiziana diffusa dall’agenzia di stampa Mena, le autorità del Cairo hanno chiesto alle quelle italiane di indagare sul visto turistico. Secondo loro, Giulio Regeni è entrato in Egitto con un visto turistico e non con un visto per studenti, nonostante avesse l’intenzione di iniziare la ricerca accademica.

Stando in questa pista, i Pm italiani hanno espresso la loro disponibilità di lavorare per poter trovare delle risposte e scogliere i dubbi.

Giulio Regeni, tra dubbi, sospetti e ipotesi

Il 28enne ricercatore friulano, Giulio Regeni, dottorando dell’Università di Cambridge, fu sequestrato il 28 gennaio del 2016 in Egitto. Fu torturato e poi ucciso, il suo corpo fu trovato solo un mese dopo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Fin da subito la sua morte è stata avvolta da un velo di disinformazione dalla parte egiziana. Erano stati analizzati dei video da dove non era stata individuata nessuna immagine di Regeni. Dai filmati delle telecamere posizionate all’interno della metropolitana del Cairo, solo il 5% del totale che era stato ripreso il 25 gennaio 2016 era risultato integro, il restante 95% era dichiarato inutilizzabile.

Sul corpo di Giulio Regeni furono trovati anche i segni di una tortura atroce. Si supponeva che il il 28enne potesse avere legami con il movimento sindacale egiziano, che si opponeva al governo del generale al-Sīsī, ma questi legami non sono mai stati provati.