Giovedì scorso è arrivata la sentenza: la 23enne Lovily Johnson, è stata giudicata colpevole per il reato di omicidio da Mark Trusock, giudice di Kent County. Ora la giovane rischia una condanna tra i 20 e gli 80 anni di carcere, che sarà stabilita nella prossima udienza. La donna, madre single, viveva a Grand Rapids, nel Michigan, insieme a due figli: una bimba di quattro anni e Noah, di sei mesi, morto in circostanze drammatiche il 21 luglio del 2017. Durante quel weekend Lovily era uscita con gli amici. Mentre la madre si divertiva ad un party, ubriacandosi ed assumendo sostanze stupefacenti, il piccolo si trovava nella soffitta di casa, legato ad un seggiolino.

Il bambino lasciato solo in quel luogo bollente, ad oltre trenta gradi di temperatura, non aveva cibo o acqua con sé ed indossava da giorni un pannolino sporco.

Il dramma vissuto dal piccolo Noah

Purtroppo i soccorsi furono tardivi: il bimbo era giunto in ospedale quando ormai non c’era più nulla da fare. L’autopsia rivelò a tutti le condizioni disumane in cui era Noah: il piccolo era denutrito e disidratato, pesava solo cinque chili e mezzo. Inoltre presentava diverse eruzioni cutanee, dovute alle infezioni per i pannolini che era costretto a portare per giorni, senza che nessuno li cambiasse.

Nel condannare l’imputata, il giudice Trusock ha parlato di “vicenda inquietante”, rimproverando a Lovily la sua condotta.

La ragazza avrebbe trascurato il figlio a lungo, pur di andare a divertirsi in luoghi dove poteva anche drogarsi e bere in libertà. Inoltre il magistrato si è augurato che nessuno dia mai più alla donna la possibilità di occuparsi di un bambino e che il pensiero di quella morte così assurda la accompagni per il resto dei suoi giorni.

Una ragazza dal passato difficile

L’avvocato di Lovily, Jonathan Schildgren, ha cercato di spiegare, nel corso del dibattimento, che le difficoltà ed i problemi, sofferti dalla giovane durante tutta l’infanzia, hanno finito con l’annebbiarle la mente. Il legale ha raccontato di come la ragazza ad un certo punto sia stata completamente schiacciata dalle responsabilità di dover badare da sola a due figli, prendendosi cura anche della sorella minore.

Probabilmente a 23 anni non era preparata a questi impegni da donna adulta, che hanno contribuito ad alterare la sua già fragile psiche. Così la giovane ha scelto di fuggire dalla realtà, cominciando ad assumere alcool e droga. Invano Lovily aveva chiesto clemenza al giudice: “Se potessi dare ora la mia vita in cambio di quella di mio figlio, lo farei”, aveva detto in tribunale, dichiarandosi colpevole.