Il suo corpo sarebbe radioattivo come se avesse lavorato per 30 anni in una fonderia: parola d'investigatore. Si infittisce il mistero sulla morte di Imane Fadil, la modella marocchina di 34 anni, deceduta prematuramente lo scorso 1 marzo in circostanze tutt'altro che chiare. Lei che aspirava a diventare una giornalista sportiva, dopo essere diventata testimone chiave in tutti i processi Ruby contro Silvio Berlusconi, che ha negato di averla mai conosciuta, su quel che avveniva a cene e dopocene ad Arcore, non aveva più lavorato come modella tanto meno aveva potuto realizzare il suo sogno e aveva avuto vita grama.

L'ipotesi secondo la quale Imane sia morta avvelenata da sostanze radioattive, come succede alle spie russe, appare meno remota dopo i risultati delle analisi commissionate a un laboratorio di Milano dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal sostituto Luca Gaglio, gli stessi che hanno rappresentato l'accusa a Berlusconi, tuttora imputato nel processo Ruby ter, e dove Fadil avrebbe potuto testimoniare. I magistrati indagano per omicidio volontario a carico di ignoti. Sarebbe state riscontrate tracce di radioattività oltre i limiti e valori alterati anche nelle urine. Decisiva sarà l'autopsia.

Corpo all'obitorio, vietato avvicinarsi su ordine della Procura

"Non farla vedere a nessuno": è scritto sul fascicolo dell'obitorio di Milano dove si trova il corpo posto sotto sequestro della donna, che era stata ricoverata per 31 giorni nella clinica Humanitas di Rozzano, Milano. Si era sentita male il 29 gennaio a casa di un amico, ed era stata trasportata all'Humanitas con forti dolori addominali. Nel suo decorso clinico, i medici hanno pensato a un tumore del sangue, a una malattia autoimmune come il lupus, persino a un'infezione da lectospirosi, avendo raccontato Imane d'esser vissuta in una casa infestata dai topi, ipotesi poi scartate.

Nel frattempo, le sue condizioni si sono aggravate fino alla morte.

Ma nella cartella clinica non è indicata alcuna malattia alla quale si possa ricondurre il decesso. Si ignora cosa, tra atroci sofferenze, le abbia devastato gli organi, reni, fegato e midollo osseo. La Procura ha disposto di non far avvicinare nessuno alla salma, neanche amici e parenti, innanzitutto perché il corpo sia conservato nello stesso stato fino all'autopsia. Quindi per evitare il rischio che persone possano essere contaminate da radiazioni. Anche nei campioni di urina, sarebbero stati riscontrati elementi sospetti.

Imane Fadil, esami completi e autopsia

L'autopsia, programmata tra mercoledì e giovedì prossimo, sarà eseguita con tecniche speciali e rare dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo.

La professionista verificherà quali metalli pesanti ed elementi radioattivi si siano depositati nei tessuti della donna. Al momento, la Procura non esclude nulla, neanche una tremenda malattia. Era stata proprio Imane, con l'aggravarsi della sua condizione a metà febbraio, a confidare al fratello e all'avvocato Paolo Sevesi di essere sicura d'essere stata avvelenata, senza però mai indicare da chi e in quale circostanza. Secondo alcuni testimoni, la convinzione sarebbe stata suggerita dagli stessi medici dell'Humanitas che non riuscivano a risalire alla causa del suo male. Il 27 febbraio la clinica ha incaricato il Centro Antiveleni dell'istituto Maugeri di Pavia di fare analisi nel sangue di Imane, analisi che hanno riscontrato la presenza di metalli pesanti, ma al di sotto dei livelli tossici.

L'Istituto non fa test sulla radioattività. Nel frattempo, la donna è deceduta. La notizia della sua morte sarebbe arrivata in Procura solo qualche giorno fa. Ma dall'Humanitas precisano di aver rispettato i protocolli, comunicato il decesso il giorno stesso, inviato subito in Procura la cartella clinica e l'esito delle analisi, arrivate, però, troppo tardi: cinque giorni dopo la sua morte.

Se i test completi e l'autopsia evidenzieranno un mix di sostanze radioattive non reperibili in commercio nel corpo di Imane, l'indagine della Procura dovrà scoprire dove, come, quando e perché sarebbe stata esposta alle radiazioni. Alla luce di una morte sospetta, suona inquietante quanto detto dalla teste in un'ultima apparizione, lo scorso settembre, proprio al Tribunale di Milano: "Non auguro male a nessuno, cosa che non posso dire degli altri".