Imane Fadil avvelenata da un mix di sostanze radioattive? Così in queste ultime ore titolano le principali testate giornalistiche per dare una risposta agli interrogativi sulle vere cause della morte della modella marocchina, considerata una dei teste chiave nel processo cosiddetto Ruby Ter. L’esito degli esami tossicologici effettuati il 26 febbraio scorso nel Centro Antiveleni Irccs Maugeri di Pavia avrebbero confermato i sospetti sul presunto uso di un mix di sostante radioattive per avvelenare la Fadil. Peccato che sia stato proprio il direttore del Centro, Carlo Locatelli, a precisare attraverso una nota ufficiale il fatto che l’istituto che dirige non si occupa di identificare radionuclidi, né tantomeno di effettuare misure della radioattività.
La nota del professor Carlo Locatelli: ‘Esame ha stabilito solo dosaggio dei metalli’
Quella richiesta sulla modella che rischiava di mettere nuovamente nei guai Silvio Berlusconi, prosegue nella sua spiegazione il professor Locatelli, sarebbe stata solo una “consulenza tossicologica”, richiesta dalla clinica Humanitas di Rozzano, dove Imane Fadil era ricoverata da gennaio, per stabilire il “dosaggio dei metalli” nel suo corpo. L’esame venne dunque effettuato il 26 febbraio scorso, ma i risultati giunsero all’ospedale rozzanese soltanto il 6 marzo. Troppo tardi per la povera Imane, visto che la ex presunta ospite delle cene eleganti di Arcore era nel frattempo venuta a mancare il 1 di marzo.
Le certezze della stampa sul mix di sostanze radioattive
Il fatto che Imane Fadil possa essere stata uccisa da un mix di sostanze radioattive non è comunque al momento ancora da escludere. Ma da qui a farne una certezza, come hanno fatto i principali mass media nazionali, ce ne vuole ancora. Un esempio su tutti è rappresentato da un pezzo apparso sull’edizione online di Repubblica di ieri, 15 marzo, dove si dà per certa l’individuazione della causa della morte della Fadil in un “mix di sostanze radioattive”, come rivelato dagli esami tossicologici effettuati proprio dal Centro Antiveleni di Pavia il 26 febbraio.
Ma è proprio il direttore dell’Irccs, nella già citata nota, a dichiarare espressamente che al suo istituto è stato richiesto esclusivamente di individuare la eventuale presenza di metalli nei liquidi biologici della paziente. “Con riferimento al sospetto avvelenamento e alle notizie diffuse dalla stampa - conclude poi Locatelli la sua nota - è opportuno ricordare che il Centro Antiveleni di Pavia non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività”.