Non ha portato alcuna rivelazione la testimonianza di Giuseppe Napoleone, 51 anni, ex avvocato della modella di 34 anni, Imane Fadil, morta in circostanze misteriose. L'avvocato è l'ultimo uomo ad aver cenato con lei prima del malore che l'ha condotta alla morte. Ma non sembra che gli argomenti trattati durante la serata, né il cibo ingerito, abbiano a che fare con l'improvviso malore, che ha poi condotto la giovane alla morte. Imane era una testimone dei processi Ruby. La donna, infatti, aveva partecipato ad alcune delle 'cene eleganti' di Arcore dove però rimase spesso sconvolta dall'atteggiamento disinvolto e a volte spinto, delle altre ragazze.
Imane non accettava di essere associata alle Olgettine e, come ricorda il suo amico John Pisano (che le è stato vicino fino all'ultimo), ogni volta che il suo nome veniva accostato a quello delle protagoniste dei 'balletti a luci rosse' durante le serate di Arcore, la ragazza provava una forte vergogna e un senso di ingiustizia.
Imane decide di testimoniare
Proprio per la sua moralità e il suo carattere deciso, Imane non ci sta e decide di diventare testimone nei processi Ruby. Chiede anche di costituirsi parte civile, ma le viene negato dal Tribunale di Milano lo scorso 14 gennaio. Per questo, proprio quella sera, uscirà a cena con l'avvocato Napoleone. Al suo rientro nella casa dove era ospitata dall'amico John Pisano, cominciano i primi malori.
Siccome nelle giornate precedenti i due coinquilini avevano avuto dei normali malanni di stagione, anche se la modella marocchina quella sera vomitò, nessuno dei due si allarmò particolarmente. Ma nei giorni a seguire la salute di Imane andò man mano peggiorando. Il 24 gennaio finalmente la ragazza decide di far intervenire la guardia medica, ma le viene diagnosticato solo un ''forte stato di stress''.
Il ricovero presso l'Humanitas
Il 29 gennaio, a seguito di fortissimi dolori addominali, l'amico John Pisano la convince a farsi ricoverare. Pisano, che è sempre stato accanto alla giovane, ha dichiarato che sono stati gli stessi medici a parlare per primi di avvelenamento, poiché avevano rilevato problemi tossicologici al fegato e ai polmoni.
Il 28 febbraio Imane Fadil perde la vita. Non fu lei, quindi, secondo la testimonianza del suo amico e convivente, a parlare per prima di avvelenamento, ma dopo aver sentito questa ipotesi dei medici, il collegamento con le vicende di Arcore che la vedevano testimone ai processi fu praticamente immediato da parte dei due amici. Tutto è ancora da provare e si attendono ulteriori risultati autoptici. La Procura, in attesa degli esiti medici, non si sbilancia e dichiara di non aver ancora trovato un movente e nemmeno un potenziale sospettato.
Le parole di Imane al processo
Durante le sue testimonianze nelle varie udienze per i processi Ruby, Imane venne sempre considerata dai giudici una teste attendibile.
I suoi racconti e le sue parole, che si possono trovare anche integralmente su YouTube, denotano la personalità di una ragazza forte e decisa a discostarsi da un mondo che forse ha accettato di frequentare solo per necessità, ma da cui moralmente si discostava. Una morte lenta e dolorosa, quella della 34enne marocchina, che certamente merita un'inchiesta accurata.