Un’inchiesta molto delicata, condotta con il massimo riserbo dai carabinieri di Vicenza coordinati dal pm Barbara De Munari, vuol far luce sullo strano rapporto che era nato tra un’insegnante di sostegno ed il bambino di 10 anni che le era stato affidato in una Scuola elementare della città veneta. Gli inquirenti vogliono capire se quella docente quarantenne, ben vista dai colleghi e dai genitori degli alunni, abbia solo manifestato affetto al piccolo, come pare fosse solita fare con tutti, oppure abbia superato i limiti arrivando a compiere dei veri e propri abusi nei confronti di quel ragazzino di quinta che seguiva personalmente.
Tutto è cominciato nel giugno scorso quando i genitori dello studente si sono imbattuti in una serie di messaggi ambigui sul cellulare del figlio che li hanno lasciati sbigottiti.
Le strane conversazioni tra il piccolo e l’insegnante
Da quanto riportato dal Corriere della Sera in queste conversazioni, ora al vaglio degli inquirenti, la docente sembrava lasciarsi andare in modo eccessivo col bimbo arrivando a chiamarlo “amore mio” e scrivendo frasi come “ti amo”, “sono innamorata” e “sapessi quanto ti spupazzerei sul mio corpo”. Qualche volta riceveva risposte altrettanto forti dal ragazzino, che oggi fa la prima media, del tipo “vorrei toccarti”.
Queste chat ora sono in mano alla Procura di Vicenza che ha indagato la maestra per molestie nei confronti di minore. Queste accuse naturalmente hanno sconvolto la vita della donna, insegnante precaria, sposata e madre di una bambina della stessa età del giovanissimo protagonista della vicenda.
I due baci della maestra
Il piccolo, interrogato con il supporto di uno psicologo dopo la scoperta dei messaggi, avrebbe rivelato che almeno due volte sarebbe stato baciato dall’insegnante al di fuori della scuola, in un caso anche “sulla bocca a stampo”. Gli investigatori dovranno verificare se ci sia stata una qualche forma di plagio nei confronti del bambino da parte della maestra che lavora ancora in quell’istituto primario visto che la scuola non ha ancora preso alcun provvedimento disciplinare.
Pare, infatti, che il provveditorato non fosse stato informato delle indagini in corso e della denuncia dei genitori del bambino. Uno dei legali della docente, l’avvocato Michele Grigenti ha spiegato come la sua assistita, “molto turbata dall’accaduto”, respinga tutte le accuse parlando di “un rapporto corretto con il bimbo, al massimo un po’ affettuoso, ma assolutamente senza altri risvolti”. Tra circa un mese il minorenne sarà ascoltato di nuovo in un incidente probatorio durante il quale dovrà confermare la propria versione dei fatti.