Massimo Sebastiani avrebbe avuto un complice che lo avrebbe aiutato a nascondersi e a sopravvivere nei boschi. Pare si chiami Silvio Perazzi, padre dell'ex compagna dell'operaio che, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe favorito la fuga dell'uomo ricercato per il delitto di Elisa Pomarelli. L'anziano adesso è indagato per favoreggiamento.

La fuga nei boschi, poi la richiesta di aiuto all'amico

Dopo l'omicidio di Elena, Massimo Sebastiani ha trascorso le prime notti nei boschi. Si tratta di luoghi che conosce molto bene sin da bambino ma, secondo il comandante provinciale dei carabinieri Michele Piras, non sarebbe mai riuscito a sopravvivere a lungo nutrendosi soltanto di bacche e andando a caccia di cinghiali.

Durante le ricerche i militari hanno chiesto l'intervento di una squadra speciale, i Cacciatori di Sardegna, esperti di foreste e luoghi impervi. Tutto ciò per cercare di capire chi stesse aiutando il fuggitivo a nascondersi.

Gli inquirenti ritengono che il complice dell'operaio sia Silvio Perazzi, padre di una ex compagna dell'uomo. Nella casa dell'anziano amico avrebbe trascorso almeno due notti. D'altronde, non è un caso il fatto che il nome dell'anziano fosse presente nel registro degli indagati da circa una settimana.

La piena confessione di Massimo Sebastiani

Dopo essere stato catturato e portato nella caserma piacentina di Via Bevelora, il 45enne ha confessato tra lacrime e pentimenti, indicando al contempo il luogo in cui aveva sepolto Elisa Pomarelli.

Il corpo della ragazza si trovava non troppo lontano dall'abitazione di Perazzi. Quest'ultimo era già stato interrogato dalle forze dell'ordine, e non solo aveva omesso tutto ciò che sapeva in merito al delitto e al nascondiglio di Sebastiani, ma avrebbe anche continuato a restare in contatto con lui. Gli inquirenti ritengono che i due uomini abbiano comunicato direttamente, giacché l'operaio prima di darsi alla fuga aveva abbandonato il suo telefonino.

Alla presenza del magistrato Ornella Chicca, Sebastiani avrebbe spiegato di aver trascorso i suoi primi giorni di fuga in alcuni casolari abbandonati, mangiando pochissimo. In altre occasioni avrebbe dormito nei boschi, senza alcun riparo, quindi si sarebbe rivolto a Perazzi. In questa fase delle indagini non è ancora chiaro se il 45enne avesse già le chiavi della casa o se gliele abbia fornite il proprietario in un secondo momento.

Dai primi esami effettuati dal medico legale è emerso che sul corpo di Elisa non ci sono tracce di lesioni: la vittima sarebbe stata strangolata e poi sepolta. Gli inquirenti, dopo l'interrogatorio, hanno definito l'operaio una personalità profondamente provata e turbata.

Pare che dietro l'omicidio non ci sia un movente sessuale: i due potrebbero aver litigato perché la giovane avrebbe voluto interrompere quell'amicizia che per Massimo Sebastiani pare fosse diventata un'ossessione. Non accettando le intenzioni di Elisa, l'uomo l'avrebbe assassinata.