Non si era ripresentata dopo la fine delle vacanze natalizie nell’istituto scolastico di Udine nel quale lavorava come collaboratrice. Col passare dei giorni era cresciuta la preoccupazione sulla sua sorte, fino a quando uno dei responsabili dell’Educandato Uccellis non ha dato l’allarme, avvisando le forza dell’ordine. Così venerdì 17 gennaio, Serafina Scialò, ex moglie 63enne di Umberto Tozzi, è stata ritrovata priva di vita all’interno della propria abitazione, in via Dormisch, nella città friulana.

A dare per primo la notizia del decesso è stato Il Messaggero Veneto che, in un articolo, ha raccontato di come la Scialò fosse irreperibile da giorni, nonostante i diversi tentativi del personale della scuola di mettersi in contatto con lei, dopo che si era assentata senza fornire alcuna spiegazione.

La scoperta del corpo della Sialò da parte dei carabinieri

Venerdì scorso, nel tardo pomeriggio, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Udine, insieme ai vigili del fuoco, hanno fatto irruzione nell’appartamento della Scialò, trovandola priva di vita. Secondo i primi accertamenti il decesso sarebbe dovuto a cause naturali, ma per stabilirlo con certezza saranno necessarie ulteriori indagini.

La donna, originaria della provincia di Catanzaro, aveva avuto a partire dagli anni ‘70 una lunga relazione con Umberto Tozzi, proprio nel periodo di maggiore successo del cantante, culminata con il matrimonio celebrato nel 1979. Era considerata come la musa ispiratrice di alcuni dei più grandi successi di Tozzi, come “Donna amante mia”, “Tu”, “Gloria”, “Amo” e “Stella Stai” ed aveva perfino duettato con il marito nel brano “Tre buone ragioni”. Nel 1983 la coppia aveva avuto un figlio, Nicola Armando, ma l’anno dopo era arrivata una turbolenta separazione tra i due.

La burrascosa separazione tra Serafina Scialò e Umberto Tozzi

In queste ore riemergono sulla stampa i particolari della drammatica fine del matrimonio.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera la Scialò, che si era trasferita ad Udine, rifiutò di far vedere il figlio a Tozzi, nonostante la decisione del tribunale. Maretta Scoca, legale del cantante, aveva documentato tutti i viaggi a vuoto fino alla città friulana fatti dal suo assistito, nei diversi esposti presentati contro l’ex moglie. Secondo l’interprete, ad un certo punto la Scialò era arrivata perfino a mettergli contro il bambino. Si racconta anche di un altro episodio risalente a quegli anni di dura battaglia giudiziaria per l’affidamento del figlio: un assegno in bianco firmato da Tozzi era stato conservato a lungo dalla donna e da lei usato, dopo la separazione, per appropriarsi di 200 milioni di lire, prelevati dal conto dell’ex marito.

Ma la vita della ex moglie era decisamente cambiata: come ricorda Riccardo Fogli sul Corriere della Sera, nel corso degli anni, da essere compagna di una star della musica, la Scialò si era ritrovata a vivere da sola e a dover guadagnarsi da vivere facendo le pulizie in una scuola.