Gli investigatori lo avevano previsto: le buste incendiarie in circolazione a Roma erano più numerose delle tre che domenica e lunedì scorso avevano ferito tre donne. Si tratta di normali plichi contenenti un piccolo congegno esplosivo che, una volta aperto, sprigiona una fiammata in grado di ferire chi sta maneggiando il pacco. La quarta missiva è stata recapitata alcuni giorni fa ad un avvocato romano, Paolo Giachini, noto alle cronache per aver ospitato a casa sua Erich Priebke. Infatti l'ufficiale delle Ss scomparso nell’ottobre 2013, dopo la condanna all'ergastolo per aver partecipato all’organizzazione e alla realizzazione della strage delle Fosse Ardeatine, aveva scontato i domiciliari proprio nell’abitazione in via Baldo degli Ubaldi in cui è arrivata la busta esplosiva.

Ma questa volta il meccanismo non è entrato in funzione, perché il destinatario, insospettito dai casi precedenti, ha chiamato immediatamente i carabinieri, prima di aprire la missiva. Il nome di Giachini ha portato gli investigatori romani, che stanno cercando i responsabili, a concentrarsi sulla pista della galassia anarchica.

Le buste esplosive sono uguali tra loro

Gli artificieri, giunti a casa dell’avvocato Giachini, hanno confermato che si trattava di un nuovo congegno incendiario. Sembrano non esserci dubbi sul fatto che l’autore delle quattro lettere esplosive sia sempre lo stesso, così come sono identiche le caratteristiche dei pacchi bomba: comuni buste gialle commerciali di dimensioni A4, regolarmente affrancate con tanto di mittente conosciuto dai destinatari.

All’interno del plico è sempre presente una scatoletta di legno, che contiene l’innesco, pronto ad azionarsi una volta aperto l’involucro, ed una quantità di esplosivo in grado di ferire, ma non di uccidere, quasi fosse un avvertimento.

Le prime tre buste sono esplose, ferendo tre donne

Sui quattro episodi indagano gli agenti della Digos, insieme ai carabinieri del Ros, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Caporale e del pm Francesco Dall'Olio.

Si cercano eventuali collegamenti tra i destinatari delle buste incendiarie. Nei tre precedenti casi i plichi erano esplosi, ferendo altrettante persone. Solo una volta la vittima non era stata quella prefissata dall’autore dei pacchi bomba: infatti la missiva era destinata ad un’ex impiegata nell’amministrazione dell'Università di Tor Vergata, in pensione da qualche mese; ma ad innescare accidentalmente il congegno è stata una dipendente del centro di smistamento posta di Fiumicino.

La donna è rimasta ferita dalla fiammata, riportando dieci giorni di prognosi. Sulla busta era indicato come mittente proprio l’ateneo romano.

Le indagini alla ricerca degli autori delle buste

Le altre due destinatarie dei pacchi sono state un'ex docente di Biochimica presso l'Università Cattolica e una dipendente dell'Inail. Le buste esplosive erano arrivate a casa loro, rispettivamente a Fidene e in zona Balduina. Le signore avevano aperto il pacco senza prestare particolare attenzione, anche perché il falso mittente in entrambi i casi sembrava essere qualcuno di conosciuto. Probabilmente chi ha preparato i plichi ha scelto il nome sbirciando tra le loro amicizie di Facebook. Gli inquirenti ritengono che le missive siano state spedite tutte nello stesso giorno.

Al momento la pista anarchica, in particolare relativa a qualche frangia antimilitarista, sembra essere la più probabile, ma non si esclude ancora la possibilità che si tratti del gesto di un singolo: un folle o qualcuno che abbia voluto vendicarsi di qualche torto subito. Comunque, dopo aver recuperato il pacco non esploso, sono già iniziati gli accertamenti del Ris, per individuare eventuali tracce ed impronte. L’autore delle buste incendiarie rischia una pesante condanna per i reati di lesioni e atti con finalità di terrorismo.