Continua a suscitare grande interesse l'intervento che Massimo Galli, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, ha portato avanti 48 ore fa in diretta su Radio Capital.

Chiamato in causa all'interno della trasmissione radiofonica 'Circo Massimo' in merito all'emergenza Coronavirus, il professor Galli ha preso di mira in particolare il parere di certi pseudo-esperti che a inizio pandemia avevano minimizzato il fenomeno parlando di una banale influenza: "Devo dire che alcuni colleghi hanno perso, in più di un'occasione, l'opportunità di tacere su cose che non sapevano o che non erano in grado di poter affermare".

Chiaro il riferimento all'intervento operato dalla dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica dello stesso ospedale di Galli, che dalle colonne de 'Il Fatto Quotidiano' ha inteso sostenere l'ipotesi che il virus sia "scappato da un laboratorio".

Attraverso una serie di messaggi indiretti, senza mai fare nessun nome, Galli ha dunque inteso criticare i colleghi privi delle sufficienti competenze per poter esprimere un qualsivoglia giudizio: "Certe persone dovrebbero farsi una solenne autocritica e magari ritirarsi in un dignitoso riserbo".

Il professore parla in particolare di 'pseudo-esperti'

Massimo Galli ha affermato di avere dalla propria quarant'anni di studio nel campo della virologia sostenendo come determinate affermazioni siano venute da parte di coloro che lavorano più in laboratorio che sul versante della "questione epidemiologica".

A proposito del proprio ambito, il professore ha sottolineato l'importanza quasi vitale di detenere una continua curiosità dato che "uno più sa e più si rende conto di non sapere". "Sparare ipotesi è una delle cose più sbagliate che si possa fare" ha chiosato Galli evidenziando come la cosa sia tipica di un certo qual numero di "pseudo-esperti" che senza avere delle solide conoscenze di base hanno inteso crearsi "un certo pubblico" di riferimento, una certa audience insomma.

"Troppo presto per parlare di ritorno alla normalità"

"Io credo che i prossimi dieci giorni ci daranno indicazioni importanti, anche per capire che cosa si potrà fare verso una graduale riapertura. Comunque è molto prematuro parlarne in questo momento". Secondo il dottor Galli programmare la riapertura è al momento prematuro anche e soprattutto perchè occorre considerare due fattori "estremamente importanti": se e quanto l'epidemia riuscirà a diffondersi nel resto d'Italia, soprattutto nel centro e nel meridione, e in che misura la pandemia colpirà gli altri paesi europei: "Siamo stati, ahimé i primi per molte ragioni - ha spiegato Massimo Galli - In primis perché abbiamo avuto la trasmissione dell'infezione per primi nell'ambito di tutta Europa, ma in modo sostanziale e vasto".

Un'esempio però lo ha anche l'Italia, ed è quello della Cina, un caso studio quello cinese che potrebbe risultare prezioso soprattutto nell'ottica di una gestione della seconda fase della pandemia. La Cina ha infatti chiuso i confini onde evitare un'epidemia di ritorno: "Questa possibilità dovremmo considerarla anche noi, perché non c'è alternativa" ha affermato Galli al riguardo.