Oggi, 25 aprile, è la festa della Liberazione e si ritorna a parlare di un testo che risuona, vista l’emergenza sanitaria in atto, come un inno alla fratellanza e alla solidarietà. Già all’inizio del lockdown, si sono organizzati flash mob durante i quali, alle 18 del pomeriggio, si usciva sui balconi e si intonavano le parole di uno dei testi più rappresentativi della Resistenza, cioè Bella ciao. Ma oggi si ritorna a cantare il canto partigiano per antonomasia, soprattutto perché è divenuto il simbolo di un sentimento di fratellanza universale.
Le origini del testo fanno discutere, ma già nel 1953 il canto era conosciuto in Cina e Corea. Lo riporta Riccardo Longone in un suo servizio pubblicato nella terza pagina dell’Unità nel mese di aprile proprio del '53.
Le sue origini della canzone
La canzone Bella ciao potrebbe non essere figlia della tradizione partigiana. Infatti, non esisterebbero prove documentali che provano la sua esistenza prima del 1953, quando avvenne la prima presentazione ufficiale di ‘Bella ciao’ sulla rivista ‘La Lapa’ a cura di Albero Mario Cirese. Secondo Cesare Bermani, storico italiano, il canto era in realtà poco diffuso durante la Resistenza, ma sarebbe diventato un inno attraverso l’invenzione di una certa tradizione orale.
Il Bermani fa risalire la nascita del canto popolare al primo dopoguerra, però raccoglie anche numerose testimonianze che attestano una sua ampia diffusione già durante la guerra civile, smentendo se stesso e quanto ha sempre sostenuto.
L’addio a Giorgio Bocca con 'Bella ciao'
Chi tra i molti ha sostenuto che Bella ciao non fosse un canto partigiano, è stato il giornalista e scrittore Giorgio Bocca.
Ma il suo funerale è stato accompagnato proprio da quel canto che egli ammetteva di non aver mai cantato né sentito cantare da altri durante la Resistenza. Alcune circostanze, tra l’altro confuse e che appartengono alla tradizione orale, non farebbero chiarezza sulla storia del canto prima del 1953. Così, non si può avvalorare il racconto secondo cui, nel 1947, il canto sia stato portato da alcuni combattenti dell’Emilia a Praga in occasione della rassegna ‘Canzoni Mondiali per la Gioventù e per la Pace’.
Infatti, anche in questo caso, mancano fonti certe dell'accaduto.
La consacrazione di 'Bella ciao' avviene con il Festival di Spoleto
Nel 1964, ‘Bella ciao' viene presentata ufficialmente al Festival di Spoleto. Giovanna Daffini, una ex mondina prestata al canto, ne canta una versione che descrive il lavoro delle mondine emiliane nel vercellese. Secondo la Daffini, quella da lei presentata era la versione originale cantata dalle mondine, la quale sarebbe stata successivamente modificata per adattarla alle istanze della lotta partigiana. Ad ogni modo, le due versioni del canto aprono e chiudono lo spettacolo e ‘Bella ciao’ conosce la sua consacrazione. Ma non è finita qui. L’anno successivo, nel 1965, un tale Vasco Scansiani rivendica la paternità del testo cantato dalla Daffini.
Solo dopo un acceso confronto tra i due, la Daffini avrebbe ammesso di aver ricevuto i versi dallo Scansiani suo concittadino. Ragione per cui, la versione partigiana avrebbe preceduto quella della mondina.