E’ ricercato dal 1993, per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro ancora. Matteo Messina Denaro compare così nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del "programma speciale di ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze. 58 anni, nato a Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, definito “U Siccu”, è stato condannato ieri dalla Corte d’Assise di Caltanissetta all’ergastolo per le stragi di Capaci e via d’Amelio del 1992.
Camera di consiglio durata circa 14 ore
Dopo una camera di consiglio durata circa 14 ore la Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, ha dato lettura del dispositivo di sentenza con il quale il capo della mafia di Trapani Matteo Messina Denaro è stato riconosciuto tra i responsabili della linea stragista che il corleonese Totò Riina impose negli anni 90 a Cosa Nostra. Con gli attentati del 1992, come risaputo, fu dato un duro colpo al pool antimafia voluto da Rocco Chinnici: il principale evento criminale, avvenuto nei pressi di Capaci, provocò come noto la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Il 19 luglio una nuova strage in via D’Amelio causò invece la morte del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Matteo Messina Denaro con Totò Riina nell’attuazione del piano stragista
Quello che si è appena concluso è il terzo processo celebrato a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto per la strage di via D’Amelio, processi che si sono conclusi con la condanna degli esecutori materiali degli attentati.
Per il procuratore Gabriele Paci, titolare dell’accusa, Matteo Messina Denaro avrebbe contribuito a consolidare la linea stragista del tempo creando “un clima di unanimità”, senza il quale Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia. La Corte d'Assise di Caltanissetta ha disposto risarcimenti immediatamente esecutivi per tutte le parti civili.
Alle vedove e ai figli delle vittime è stato riconosciuto un risarcimento di 500mila euro ciascuno, 300mila ai fratelli, mentre per i nipoti sono state disposte somme risarcitorie tra i 10 e i 50mila euro. Centomila euro sono andati infine ai tre superstiti degli attentati di Capaci e Via D'Amelio Angelo Corbo, Giuseppe Costanza, Antonio Vullo.
La Corte d’Assise di Caltanissetta ha riconosciuto in particolare per ciascuno una somma di 500 mila euro a Manfredi, Lucia e Fiammetta Borsellino, a Concetta Mauro Martinez, Giovanni Montinaro, Gaetano Montinaro, Emanuele Catalano, Emilia Catalano, Rosalinda Catalano. Stessa somma a titolo di risarcimento è stata riconosciuta a Luisa Affatato, Rosalba Terrasi, Rosaria Romano, Maria Rosaria Costa, Antonino Emanuele Schifani, Mariano Li Muli, Melia Provvidenza, Grazia Asta, Maria Petrucia do Santos, Dario Traina, Nella Cosiliani. Le somme potranno essere attinte accedendo al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso del Ministero dell’Interno.