"Oggi è un giorno importante, e io sono qui. Ho subito violenza, ho spento il fuoco e ce l'ho fatta": Maria Antonietta Rositani ha annunciato sulla sua pagina Facebook di aver lasciato il Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria dopo 20 mesi di sofferenze, fisiche ma anche psichiche. L'ex marito, Ciro Russo, il 12 marzo 2019 evase dagli arresti domiciliari per ucciderla: le gettò addosso benzina per poi fuggire.

Maria Antonietta, grazie alle cure mediche, all'amore dei familiari, al suo spirito combattivo e alla fede, è sopravvissuta. Ha scelto proprio il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, per raccontare il suo 'miracolo'.

Antonietta Rositani, a casa dopo una lunga degenza

Nel tardo pomeriggio di ieri, 24 novembre, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Maria Antonietta Rositani, oggi 43enne, ha lasciato l'ospedale. Gli ultimi interventi di innesto di pelle artificiale sono andati a buon fine: è tornata, dopo tanto tempo, a casa, accompagnata dal papà Carlo che le è rimasto sempre accanto, dai fratelli e da altri familiari.

L'infermiera simbolo di coraggio e determinazione, ha potuto riabbracciare i figli, la maggiore Annie, e il più piccolo, William. Non l'aveva più rivisto: l'ha accolta con un mazzo di fiori.

La donna, prima ricoverata al Centro Grandi Ustioni di Bari con ustioni sul 50% del corpo, ha poi trascorso molti mesi nella struttura sanitaria reggina per sottoporsi a interventi chirurgici e cure. "La mia strada è ancora in salita", ha detto Antonietta nella sua testimonianza social, consapevole che dovrà fare controlli settimanali, affrontare ancora trattamenti e costosi interventi. Ma sa di aver già vinto la sua battaglia rimanendo in vita per tornare a essere una donna libera. Più determinata che mai, non esita a testimoniare la sua storia mettendosi al servizio di altre vittime di femminicidi.

"Non abbiate paura di nulla, denunciate, io ci sono, lo sapete sono con voi, non permettete a nessuno di togliervi il sorriso", ha detto rivolta alle donne che subiscono violenze ogni giorno.

Antonietta Rositani, salva grazie alla sua prontezza

La mattina del 12 marzo 2019, Antonietta accompagna i figli a scuola e sta per andare al lavoro. Al telefono, prima la chiama il marito, poi viene avvisata dalle forze dell'ordine che è evaso. Ciro Russo, infatti, si trova agli arresti domiciliari nella casa dei genitori a Ercolano. L'uomo ha dovuto lasciare l'abitazione coniugale dopo che Antonietta l'ha denunciato per maltrattamenti in famiglia, ed è stato condannato dal Tribunale di Reggio Calabria a tre anni e due mesi per le violenze contro moglie e figlia.

Russo percorre quasi 500 chilometri per portare a compimento il suo piano criminale: arrivato a Reggio, intercetta l'auto della moglie, la sperona in via Frangipane. "Guardandomi negli occhi getta benzina e appicca il fuoco all'interno dell'auto dal lato passeggero, dove si trova il cagnolino che avevo regalato dopo l'arresto del padre a mio figlio, e per lui compagnia importantissima che morirà due giorni dopo. Cominciano le fiamme, apro la portiera lato passeggero e per uscire vado contro di lui che mi butta addosso la benzina dicendomi muori", racconterà poi Antonietta. Si salva grazie alla sua prontezza: mentre il marito scappa, lei usa l'acqua di una pozzanghera per bere e spegnere un po' le fiamme, si spoglia degli abiti che bruciano, si ripara in un negozio della zona, prima dell'arrivo di un'ambulanza.

Russo viene arrestato quasi due giorni dopo: non si è mosso da Reggio, i carabinieri lo sorprendono in pieno centro a mangiare una pizza in tutta tranquillità. Nella sua degenza, la donna è stata 200 volte in sala operatoria tra interventi e medicazioni, in coma una settimana, un mese in rianimazione in seguito a serie complicanze, poi in terapia intensiva.

Antonietta Rositani, condannato l'ex marito

Lo scorso luglio, Ciro Russo è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria a 18 anni di reclusione. Nella motivazione della sentenza, il giudice Valerio Trovato scrive che l'uomo ha pianificato nel dettaglio il progetto criminoso. Dopo aver viaggiato tutta la notte Russo, arrivato a Reggio, si procura tre bottiglie di benzina per dar fuoco alla donna.

Il tentato omicidio è messo in atto proprio il giorno in cui si sarebbe dovuta tenere l’udienza davanti al Tribunale civile per la decadenza di Russo dalla responsabilità genitoriale nei confronti del figlio minore. La difesa dell’imputato ha sostenuto l'incapacità di intendere e di volere del proprio assistito perché sarebbe affetto da disturbo paranoide della personalità, con spiccati tratti narcisistici. Il giudice ha respinto questa tesi sottolineando invece lucidità e freddezza inconsuete dimostrate da Russo.