Il capitolo "nuove varianti" è la conferma che, per il momento, l'argomento Coronavirus non è ancora vicino all'essere chiuso. L'avanzata della campagna vaccinale resta un punto cruciale ai fini dalla possibilità di uscire da questa prima fase, ma la presenza di mutazioni sfavorevoli potrebbe, in qualche modo, sparigliare le carte. La scienza, però, ha le armi giuste per fronteggiare qualsiasi evenienza.

Vaccino Covid e gli effetti delle varianti, il punto di vista della scienza

Iniziano, infatti, ad aumentare gli esperti che ritengono che il vaccino contro il coronavirus non sarà una tantum. C'è, la possibilità che per qualche tempo si debba ricorrere ad una vaccinazione sistematica che possa tutelare la popolazione. A spiegare il perché è il farmacologo Silvio Garattini presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri in un'intervista rilasciata all'Adnkronos Salute. "Dobbiamo - ha detto - essere preparati all'ipotesi che ci sia bisogno di fare i vaccini anti-Covid ogni anno".

Uno scenario, al momento, solo ipotetico, ma che segnala come la medicina sarebbe eventualmente pronta ad una controffensiva qualora il virus dovesse "mostrare i denti" con le mutazioni della sua struttura.

Il concetto, semmai, serve a rafforzare l'idea che organizzare un sistema di distribuzione dei vaccini efficace potrebbe diventare uno strumento ancor più utile qualora la necessità di vaccinare la popolazione dovesse tornare a ripetersi nel tempo.

Esiste la possibilità che il vaccino, di volta in volta, potrebbe essere tarato in base alle varianti. La buona notizia è che, già nelle scorse settimane, è stato messo in rilievo quanto i vaccini di ultima generazioni si basino su tecnologie che, in tempi relativamente brevi, permettono una nuova taratura su eventuali mutazioni del virus.

Vaccino Covid AstraZeneca, il punto di vista di Garattini

Non si tratterebbe di nulla di nuovo sotto il profilo scientifico.

Anche per l'influenza stagionale si adotta una strategia di questo tipo, in quanto è necessario sottoporre le persone a vaccino ogni anno. "Al momento - ha però aggiunto - non abbiamo dati precisi sul fatto che le varianti del virus riescano ad eludere l'efficacia della vaccinazione, ma abbiamo avuto un primo esempio con la variante cosiddetta sudafricana che non è sensibile al vaccino AstraZeneca".

Garattini, ha, inoltre messo l'accento su un'altra questione. "Il problema del vaccino AstraZeneca è che è attivo al 60%. Quindi vogliamo lasciare i più anziani con un vaccino ad efficacia così bassa?". L'idea, perciò, di lasciare il 40% di soggetti a rischio, perché avanti con l'età, non sembra entusiasmare lo scienziato. A suo avviso sarebbe, perciò, preferibile metterlo a disposizione di cloro che rientrano nella fascia tra i 18 ed i 55 anni. "Agli anziani - ha chiosato - lasciamo quelli di Pfizer e Moderna".