Un innocente condannato a una morte sociale: si definisce così Federico Ciontoli. Lo scorso ottobre, la sentenza del processo d'Appello bis lo ha ritenuto responsabile con tutta la famiglia della morte a 20 anni di Marco Vannini, avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a seguito di un colpo di arma da fuoco sparato dal Antonio Ciontoli, padre della sua fidanzata Martina, nella villetta familiare a Ladispoli.

Federico Ciontoli, la sorella Martina e la madre Maria Pezzillo, sono stati condannati a 9 anni e quattro mesi per concorso anomalo in omicidio volontario.

Suo padre, Antonio Ciontoli, a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. Per la prima volta, Ciontoli junior ha scelto di parlare in un'intervista rilasciata al quotidiano on line Il dubbio, in attesa che si pronunci la Suprema Corte. La famiglia Ciontoli ha presentato ricorso in Cassazione: i legali chiedono per moglie e figli di Ciontoli padre di derubricare il reato di omicidio volontario in favoreggiamento personale che diventerebbe non punibile.

Ciontoli: 'La verità è che io sono innocente'

"Tutti dovrebbero desiderare la verità e la verità è che io sono innocente", dice di sé il figlio di Antonio Ciontoli. Sostiene di essere rimasto in silenzio finora per rispetto della famiglia Vannini e per non aver avuto la forza di parlare.

Ma il suo silenzio sarebbe stato utilizzato per raccontare i fatti in maniera unilaterale e distorta. Sa che nulla potrà restituire Marco Vannini alla sua famiglia, ma si professa innocente: "Non mi possono condannare alla morte sociale".

Aveva pensato di rinunciare alla difesa perché sarebbe stato condannato da subito, non sarebbe mai stato considerato una persona, né giudicato singolarmente, ma sempre nel contesto dell’intera famiglia.

Non sarebbe finora stato giudicato per proprie eventuali responsabilità, ma in base a stereotipi costruiti sulla sua persona. Probabilmente, come ha sempre sostenuto Marina, la mamma di Marco Vannini, cosa sia accaduto in quella tragica notte non si saprà mai. La verità di Ciontoli juonior è che nessuno in famiglia pensava che Marco potesse morire.

"È vero, mio padre ha mal gestito quella situazione". Ma non accetta più le minacce che vengono rivolte alla famiglia, come di essere sciolti tutti nell’acido o di essere braccato a vita dalla stampa.

Ciontoli: 'Gogna mediatica e odio contro la famiglia'

Per Ciontoli junior, la stampa ha scatenato l'odio dell'opinione pubblica verso la famiglia praticando in questi anni una gogna mediatica incessante con ricostruzioni che altererebbero i fatti, mentre ogni informazione alternativa sarebbe stata silenziata. Non sarebbe vero, ad esempio, che il sangue di Marco sarebbe stato lavato più volte, o che i Ciontoli si sarebbero messi d’accordo: le numerose intercettazioni ambientali dimostrerebbero proprio che non esisteva alcun piano.

Ciontoli sostiene di aver avuto per anni paura di essere ucciso in strada e tuttora è spaventato, di essere stato in cura psichiatrica e di aver perso il lavoro. I giornalisti non gli avrebbero mai chiesto interviste, ma avrebbero tentato di estorcerle. Ha riferito tre episodi: il primo quando sul treno si trovò accanto una troupe di Chi l’ha visto? che l'avrebbe quasi assalito. Il secondo, quando Giulio Golia delle Iene lo attese sotto casa: l'avrebbe rincorso mentre andava al lavoro impedendogli di partire. Il terzo, quando l’inviata di Quarto Grado, Chiara Ingrosso, lo seguì mentre era in auto con la fidanzata Viola. I media per l'audience, ma anche la politica per avere voti, avrebbero strumentalizzato il dolore della famiglia di Marco, creando altra sofferenza e una frattura tra le due famiglie.

Ciontoli, la sua ricostruzione dei fatti

Federico Ciontoli sostiene di essersi accorto che era partito un colpo d'arma da fuoco in casa dopo aver trovato il bossolo, e d'essere andato subito da suo padre a cui avrebbe detto di chiamare subito i soccorsi. Suo padre mentì, ma lui non se ne sarebbe accorto. Corse a prepararsi con l'idea di aspettare l'ambulanza: "Stavo cercando parcheggio, come hanno dimostrato i dati del Gps. Ma questo elemento non è stato considerato dai giudici. Perché? Prima di arrivare al pronto soccorso, il padre gli confessò in macchina che non aveva detto ai soccorritori la verità. Sostiene che si infuriò e disse al padre di riferire subito ai medici la verità.

Al Pit, Ciontoli junior disse ai genitori di Marco che era partito un colpo.

Federico Ciontoli è stato condannato anche perché avrebbe pulito l'arma con cui il padre sparò. Replica che ci sono impronte perché mise l'arma in sicurezza. Sostiene di "essere in pace con la coscienza" e di non temere il carcere.