Nicholas Meriwether, professore di filosofia in Ohio alla Shawnee State University, ha ottenuto dalla Corte d’Appello federale dello Stato il via per fare causa contro l’Università che lo aveva obbligato a utilizzare termini femminili nel chiamare una ragazza trans.

Tutto è iniziato nel 2018 quando una studentessa trans ha chiesto al professore di chiamarla utilizzando termini femminili perché quella era la sua identità di genere, ma il professore si è rifiutato dicendo che si sarebbe rivolto alla studentessa chiamandola solo per il cognome, in quanto la sua religione non gli consentiva di considerare reale il genere.

Il professor Meriwether, cristiano praticante, quindi, all’epoca dei fatti, si era rifiutato di chiamare la studentessa utilizzando termini femminili perché riteneva che non potesse essere obbligato a utilizzare pronomi che non corrispondono alla realtà biologica, e che questo rappresentasse “una violazione del primo emendamento della Costituzione americana che sancisce il diritto alla libertà di espressione e religione”.

Un’inchiesta dell’Università di allora aveva dichiarato che il professore stesse creando un “ambiente ostile” agli studenti transgender e gli aveva, quindi, ordinato di dover cambiare atteggiamento altrimenti sarebbe stato sospeso o licenziato.

Il professore potrà fare causa all’università

Dopo il pronunciamento della Corte d’Appello, ora Meriwether potrà fare causa all’ateneo, in quanto la stessa Corte, ha spiegato che l’Università ha punito il comportamento del professore per le sue opinioni senza fornire delle prove che attestassero che il comportamento del professore avesse avuto delle ripercussioni sul suo insegnamento o avesse compromesso il rendimento della studentessa trans.

Le comunità Lgbtqai hanno criticato il pronunciamento della Corte d’Appello, anche se non è stato difficile da immaginare dato che l’Ohio è uno stato a guida repubblicana e, inoltre, l’82% della popolazione è cristiana. Le opinioni, infatti, riguardanti: matrimoni omosessuali, aborto, eutanasia e antiproibizionismo riflettono di un’impostazione di matrice conservatrice.

Un caso simile si è verificato anche in Virginia, dove un professore francese ha fatto causa al liceo dove lavorava dopo che era stato licenziato perché, anche lui si era rifiutato di voler chiamare un ragazzo trans al maschile, sempre per motivi religiosi.

Casi del genere non si sono verificati ancora in Italia, ma sulla questione si stanno facendo dei passi in avanti.

Al liceo Ripetta di Roma, infatti, gli studenti transgender possono scegliere il nome e il genere, grazie al protocollo Alias, sottoscritto da studenti, professori e dirigente scolastico, che sancisce il diritto per ogni ragazza e ragazzo dai 14 ai 18 anni di identificarsi nel genere che più sente proprio.