Il dottor Saverio Tateo dirigente, fino a pochi giorni fa, del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento,è scomparsa; sarebbe vittima, secondo i suoi legali, di naming and shaming (letteralmente "nominare e far vergognare"). Il primario di origine barese, ma milanese d'adozione, nei giorni scorsi è stato trasferito in un'altra struttura e con una nuova mansione.

Per la commissione indagine di Apss (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari) - che vuol far luce sulla reale condizione lavorativa vissuta dalla dottoressa Sara Pedri - avrebbe creato, nel suo reparto, una "situazione critica". Del caso di Cronaca Nera si sta interessando anche il ministro della Salute Roberto Speranza.

Tateo al centro di un circuito mediatico dopo la scomparsa di Sara Pedri

Gli avvocati Vincenzo Ferrante e Salvatore Scuto, legali dell'ormai ex Direttore dell'Unità Operativa di "Ostetricia e Ginecologia" Saverio Tateo, in una nota - redatta nell'interesse e a tutela del loro assistito - hanno precisato che il primario, in seguito al clamore suscitato dalla scomparsa della dottoressa Sara Pedri, si è ritrovato protagonista, suo malgrado, di una campagna mediatica di una forza diffamatoria "inusitata" in quanto basata su menzogne, illazioni e strumentalizzazioni.

Il circuito mediatico sarebbe tutt'ora teso, sempre secondo i penalisti trentini, a mettere in relazione la sparizione della della ginecologa 32enne con la funzione e il ruolo rivestito dal dottor Tateo.

Ma non solo: ricercando una "sponda giudiziaria" che avrebbe come fine quello di replicare, nuovamente, un circolo vizioso che sembrerebbe destinato a consumare - fondandosi su una rappresentazione unilaterale, falsa e talvolta demonizzante della persona coinvolta - la sostituzione, indebita, del giudizio mediatico a quello delle aule di tribunale.

'Nessun nesso con la scomparsa della dottoressa Sara Pedri'

Gli avvocati, nella loro nota, hanno anche assicurato che il dottor Tateo, finora, ha cercato di evitare qualsiasi esposizione mediatica al fine di non interferire, in nessun modo, con le attività di accertamento e di indagine svolte non solo dall'Autorità Giudiziaria, ma anche della Direzione Generale dell'Ospedale di Trento (dove Sara Pedri ha prestato servizio da novembre 2020 fino al 3 marzo scorso).

"Tuttavia - hanno precisato i legali - ha fornito prontamente gli elementi a sua disposizione ed ha prestato alla Direzione dell'Ospedale la sua massima collaborazione". Il primario - da lunedì 12 luglio coordinatore territoriale del punto nascita di Pergine Valsugana - dunque avrebbe manifestato l'intenzione di far chiarezza su quanto è realmente successo nel "suo" reparto di ginecologia nei mesi in cui la dottoressa Pedri ha prestato servizio.

"Elementi - hanno sottolineato i legali - che convergono tutti verso l'esclusione radicale di qualsiasi nesso di causalità tra la funzione e l'attività svolta dal dottor Tateo, in qualità di Direttore dell'Unità Operativa e la scomparsa della dottoressa Sara Pedri".

"A fronte di ciò - hanno aggiunto i legali - abbiamo riscontrato, e tutt'oggi riscontriamo, che continuano ad apparire sugli organi di stampa interviste e dichiarazioni volte ad anticipare conclusioni ancora da verificare".

Ferrante e Scuto, pronti a valutare eventuali azioni giudiziarie, hanno poi puntualizzato che, fino a oggi, al dottor Tateo, non è mai stato contestato alcun reato né da parte dell'autorità inquirente, né dal proprio datore di lavoro. "Così si alimenta - hanno concluso - un fenomeno, gravissimo, di naming and shaming".