Domenica 14 novembre Cagliari è stata colpita da un fortissimo nubifragio. Il ciclone mediterraneo Blas, infatti, dopo aver colpito Sicilia, Calabria, Toscana e Liguria, ha causato una vittima e gravi problemi anche in Sardegna: oltre alla morte di un anziano nel Cagliaritano e il dramma di quattro cacciatori inizialmente irraggiungibili e dati per dispersi, e alla chiusura cautelativa delle scuole, il nubifragio a Cagliari ha colpito l'opinione pubblica per un altro episodio spiacevole che ne è diventato, suo malgrado, l'immagine simbolo.

Con la macchina sommersa: 'Nessuno ci ha aiutato'

L'ondata di maltempo, da allerta arancione, ha impedito in particolare alla macchina di un uomo e una donna di proseguire, rimanendo pericolosamente bloccata nell'acqua che ha gradualmente invaso anche l'abitacolo.

La testimonianza diretta, affidata a Facebook, non lascia adito ad alcun dubbio: marito e moglie escono dall'automobile e chiedono aiuto, confidando che qualcuno si fermi per provare, quantomeno, a limitare i danni e mettere in sicurezza le persone e la macchina bloccata.

Le risposte alla richiesta d'aiuto

Racconta il protagonista, cioè proprio l'automobilista bloccato nella Peugeot rossa sommersa dall'acqua, che le uniche persone che si sono fermate lo hanno fatto per poter riprendere e fotografare la situazione di forte disagio e l'automobile sommersa dall'acqua fino ai sedili.

Anche di fronte all'esplicita richiesta di aiuto, la risposta è stata "No, poi mi bagno". Oppure di proseguire senza neanche curarsi di rallentare per evitare ulteriori problemi.

Un'amara conclusione

Lo sfogo sui social network si conclude probabilmente con l'elemento più scoraggiante: chi infatti ha affidato a Facebook la testimonianza dell'esperienza subita è un volontario della Protezione civile, quindi qualcuno formato per lavorare in squadra e costantemente attivato e disponibile per gli altri, proprio a partire dal supporto concreto alla popolazione nelle situazioni di emergenza: dal maltempo alle alluvioni, dagli incendi alle calamità più devastanti.

Colpisce, e a suo modo indigna, leggere di tanta rabbia e delusione, fin dall'inizio della testimonianza: "Oggi mi sono reso conto che nella vita ho sbagliato qualcosa".

Anche i commenti al post si "schierano" da una parte o dall'altra: c'è chi accusa della "relativa" gravità della situazione di pericolo e chi, dall'altra parte, sottolinea la mancanza di solidarietà aggravata comunque dal fatto di coinvolgere proprio chi, da volontario della Protezione civile, opera a favore di chi può trovarsi in una situazione di oggettiva difficoltà.