Oggi è l'anniversario di una delle pagine più cupe della cronaca nera mondiale. Nel 1978 nella comunità agricola di Jonestown, colonia USA del Guyana, avveniva il suicidio collettivo di oltre 900 persone che facevano parte di una setta religiosa fondata da Jim Warren Jones, sotto il nome del "Tempio del popolo".
Questa tragedia che ha fatto da sfondo a diversi film, serie e romanzi, si snoda intorno all'estremismo e al fanatismo religioso del suo ideatore, collocandosi come la strage più ingente degli ultimi 50 anni che non sia stata causata da eventi naturali, bellici o terroristici.
Chi era Jim Jones e chi erano i suoi seguaci
Jim Jones, predicatore del "Vangelo dell'uguaglianza davanti a Dio" dall'età di 16 anni, era un uomo stimato e conosciuto nella sua piccola cittadina nell'Indiana, figlio di una sindacalista e di un reduce di guerra, muoveva la sua dottrina dal valore universale dell'uguaglianza, diritti minimi per tutti, soprattutto per i bambini e le loro famiglie.
Sulla scorta della parificazione economica tra tutti i cittadini, il reverendo Jones riuscì in pochi anni a circondarsi di centinaia di accoliti, principalmente famiglie cristiane convinte che le sue azioni fossero frutto del volere di Dio.
Quando nel 1965 un numero considerevole di pellegrini donarono a Jones tutti i loro beni, decise che era giunto il momento di fondare la sua chiesa a Redwood Valley. I suoi seguaci erano principalmente degli emarginati dalla società, definiti dallo stesso Jones "ultimi", persone con diverse problematiche più o meno gravi di natura psico-fisica che credettero nella sua promessa di costruire il paradiso in terra.
Dalla comunità di Redwood Valley alla setta di Jonestown
Già a quel tempo era più inferno che un paradiso, il lavoro era praticamente forzato e non sfamava la piccola comunità che venne repressa violentemente nel suo disappunto, ma nulla di paragonabile a quanto accadde quando nel 1977 si trasferirono a Jonestown.
Jones iniziò ad appoggiare le candidature locali del Partito Democratico, che una volta in carica lo aiutò a prendere accordi con il governo del Guyana per ottenere un terreno dove costruire la sua nuova comunità, ormai oggetto di troppe attenzioni non proprio amichevoli a Redwood Valley. Il senatore Ryan decise infatti di aprire un'inchiesta sulla setta di Jones e quando si recò in loco per le prime verifiche rimase vittima di una sparatoria insieme ad alcuni adepti pentiti del predicatore. A questo punto il trasferimento della comunità doveva essere imminente, Jones sapeva che presto lo avrebbero accusato e iniziò a premeditare il piano del suicidio di massa. Complice il clima di tensione e di paura derivante dalla guerra fredda, il reverendo iniziò a manipolare il terrore della gente inducendola a credere nel suo delirio autoreferenziale e psicotico che si trasformò nell'incombente pericolo di una guerra nucleare.
L'atto finale di Jim Jones: tutti in fila per suicidarsi
Fece riempire così un'enorme vasca di cianuro e invitò la propria comunità, in uno stato che i superstiti definiscono di trance ipnotica, ad abbeverarsene pronunciando le parole “Morite con dignità. Abbandonate la vita con dignità, non accasciatevi con lacrime e agonia”. Fu così che oltre 600 cittadini statunitensi, prima avvelenarono oltre 300 bambini e dopo in fila, uno dopo l'altro, si uccisero a loro volta. Jones si sparò un colpo di pistola in testa e con lui finì l'incubo del Tempio del Popolo a Jonestown.