Abusi sessuali su minori, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, violenza sessuale e pornografia minorile: queste le accuse del gip di Firenze che ha consegnato mercoledì 3 giugno l'ordinanza di arresto domiciliare a un 23enne residente a Montemurlo (Prato). Secondo le indagini svolte dalla Squadra mobile fiorentina e dalla Direzione Anticrimine di Roma, il ragazzo capeggiava una setta satanica in cui aveva ai suoi ordini circa 13 seguaci tra cui minori, che soggiogava con inganni e minacce approfittando della loro vulnerabilità.
Come ingannava gli adepti
"Io sono il diavolo". Così si definiva Matteo Valdambrini, il giovane studente universitario di fronte ai suoi adepti a cui aveva fatto credere di avere dei poteri soprannaturali al fine di costringerli a sottostare al suo volere. Il ragazzo che di giorno frequentava l'Università di Firenze era riuscito tramite i social ad avvicinare un gruppetto di seguaci (circa 13 tra cui dei minori 17enni), a cui aveva fatto credere di essere il "prescelto salvatore del mondo" e di poter quindi metter fine ai disagi sociali, alla solitudine e talvolta anche ai loro stati depressivi. Una volta adescati, inconsapevoli di ciò a cui andavano incontro, i fedeli che si riunivano col leader della setta nei boschi circondari, erano costretti a dei riti di iniziazione seguiti da un patto di segretezza e fedeltà.
Per persuadere i seguaci del suo potere paranormale il 23enne ricorreva ad alcune messinscene come quella di fingersi morto e poi resuscitare subito dopo. In un particolare episodio un adepto fidato avrebbe finto di stringergli le mani al collo inscenando così uno strangolamento, atto a dimostrare una sua successiva resurrezione.
Le minacce e gli abusi subiti dagli adepti
Dopo aver ottenuto il controllo mentale dei suoi fedeli, con la promessa agli stessi che avrebbero ottenuto i suoi poteri, il leader della setta li iniziava a rituali carnali. Secondo il racconto dei giovani adepti, Valdambrini usava dare "morsi da vampiro" sulle braccia dei malcapitati fino alla fuoriuscita di sangue, e poi ancora gli afferrava la testa stringendone le tempia fino ad arrivare agli abusi sessuali perpetuati con violenza e minacce di morte alle loro famiglie.
Queste sono solo alcune delle testimonianze riportate dai ragazzi che, in condizioni di totale dipendenza del guru della setta, erano anche costretti ad inviare su WhatsApp le loro immagini a corpi nudi.
Le indagini che hanno condotto agli arresti di Valdambrini
Le indagini sul caso hanno avuto inizio nell'aprile dello scorso anno a seguito di alcune segnalazioni giunte dall'osservatorio nazionale abusi psicologici e della denuncia di una madre che rilevando alcuni comportamenti strani dei suoi due figli li ha indotti a parlare degli abusi ricevuti. Nel corso dell'inchiesta diretta dal sostituto procuratore Angela Pietroiusti, gli inquirenti dopo aver ascoltato il racconto delle vittime hanno effettuato un controllo dettagliato sul profilo social del 23enne sotto accusa. Dalla documentazione raccolta sono emersi tutti i risvolti della vicenda fatta di violenze fisiche e mentali ai danni di giovani vittime cadute nelle grinfie dell'universitario.