Venerdì 19 novembre, presso la sala Dino Buzzati di Milano, è stata organizzata una serie di incontri e conferenze in memoria della giornalista del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli e dei 20 anni trascorsi dalla sua tragica scomparsa, avvenuta nel 2001, quando l'inviata e altri tre colleghi furono brutalmente uccisi rimanendo coinvolti in un conflitto a fuoco in Afghanistan.
La Fondazione del Corriere della Sera, organizzazione no profit, ha reso possibile l'evento per ricordare prima di tutto come donna quella che è stata una dei collaboratori più preziosi del quotidiano: fra le più grandi passioni della Cutuli vi era il viaggio, in particolare in quelle terre emarginate di cui voleva diventare portavoce e sostenitrice in prima linea.
La vita di Maria Grazia Cutuli
Non è un caso che la stessa vita della giornalista è stata di per sé una sorta di spedizione: tutto iniziò a Catania, sua città natale che le diede occasione di scrivere per il quotidiano La Sicilia, ma a fine anni 80' sentì il bisogno di aprirsi a un ambiente più cosmopolita e moderno, così decise di trasferirsi a Milano.
Nel capoluogo lombardo iniziò a lavorare per la Mondadori passando da "Il Femminile" al quotidiano "Epoca", quest'ultimo entrò in crisi a metà degli anni 90' e lei reagì iniziando le prime spedizioni anche con le Nazioni Unite, in paesi come Ruanda, Somalia, Cambogia e Congo.
L'iniziativa di Milano
Barbara Stefanelli, attuale vicedirettrice del Corriere della Sera e anche lei reporter per gli esteri agli albori della carriera nella testata giornalistica, è stata una dei più importanti ospiti dell'iniziativa.
Era presente anche Mario Cutuli, che ha parlato della scuola di Herat, inaugurata nel 2011 e intitolata in onore della sorella, di come tra quelle pareti costruite con amore e speranza vi sia preoccupazione per la netta diminuzione di affluenza di studentesse in fuga dal paese e aleggi la paura per il futuro, lo stesso che ora i talebani pretendono di controllare basandosi sui loro ideali estremisti.
Tra gli altri interventi di spicco anche la voce di Simonetta Gola, che ricorda Gino Strada e la sua vita dedicata al prossimo. Hanno poi discusso di democrazia lo scrittore Edoardo Albinati insieme ad Emma Bonino e Filippo Grandi. Infine impossibile non citare la partecipazione del ministro della giustizia Marta Cartabia che rammenta di come l'Italia si collochi in prima linea sul fronte del Nation Building verso l'Afghanistan.
L'evento è stato occasione per riflettere su alcuni dei "passaggi" che hanno stravolto la storia della civiltà moderna, come l'attacco alle Torri gemelle e al Pentagono, la guerra in Afghanistan del 2001 quella in Iraq del 2003, ma anche il ritiro delle forze armate statunitensi dello scorso agosto e il ritorno di Kabul nelle mani dei Talebani, per poi discutere dei segni indelebili che hanno lasciato nel mondo di oggi.