Lo spot televisivo del parmigiano reggiano diretto da Paolo Genovese è stato tanto contestato sui social perché vede il casaro Renatino, che lavora per la nota azienda da quando aveva 18 anni, 'ogni giorno, 365 giorni l'anno'. L’azienda provvederà a cambiarlo.

Parmigiano reggiano, i 30 secondi di spot tanto contestati

Trenta secondi di spot che hanno suscitato durissime reazioni sui social e attacchi verso il famoso consorzio con l'accusa specifica di sfruttare i lavoratori. A destare tanta curiosità mista a clamore sono state le parole del lavoratore casearo Renatino, il quale ha affermato di lavorare ogni giorno, 365 giorni l’anno (riuscendo ad essere anche felice).

Nello spot appare anche l’attore Stefano Fresi, che spiega il lavoro di Renatino e lo presenta a un gruppo di giovani ambientalisti che rimangono stupiti proprio dalla dedizione totale al lavoro del dipendente. Ed è stato proprio questo il punto dello spot pubblicitario trasmesso in televisione ad aver dato il via alle numerose polemiche, battute e messaggi sui vari social. Un esempio di tweet: "Free Renatino". E anche l'agenzia di pompe funebri 'Taffo', rinomata per il suo irriverente social media manager, ha prontamente commentato la vicenda con il lapidario "a 'sto punto meglio morire".

Mangini: apporteremo delle modifiche allo spot

Tutte le polemiche si sono susseguite sino al pomeriggio di giovedì, quando il direttore di comunicazione, marketing e sviluppo commerciale Carlo Mangini ha dichiarato di aver deciso di “modificare lievemente la pianificazione della campagna", intervenendo su quella parte dello spot con dei piccoli cambiamenti "apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso", ha affermato.

'Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari è stata letta con un messaggio differente, che non abbiamo avuto la sensibilità di rilevare e che, grazie al dibattito accesosi in rete, raccogliamo con grande rispetto. Questa la ragione che ci conduce a modificare lievemente la pianificazione della campagna, potendo intervenire sul quarto spot apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso', ha spiegato Mangini

Christian Raimo: è un inno allo sfruttamento

Una delle prime persone ad aver messo in luce la questione è stato Christian Raimo, scrittore e assessore municipale a Roma, che ha visto in quel frangente dello spot l'inno allo sfruttamento dei lavoratori e un un modo di fare a dir poco masochistico del povero casaro emiliano.

"Tutto lo storytelling non mette mai al centro il lavoro e i lavoratori, e in una delle pochissime scene in cui lo fa, li lascia muti a esaltare una condizione di autosfruttamento", queste le sue parole.

Fresi: è una polemica strumentale

Non si è fatto attendere anche il commento dell'attore protagonista dello spot Stefano Fresi, il quale ha sottolineato come sia tutto frutto di un grande equivoco se non una polemica strumentale.

Ed ha spiegato che lo spot, comprese le parole di Renatino, era stato studiato per risaltare il prodotto, non per sminuire chi contribuisce alla creazione del prodotto. Vanno bene i commenti "bello o brutto, ma non se ne può fare una lotta di classe. É finzione", ha concluso.