Il giudice di pace di Mezzolombardo (Trento) ha condannato al risarcimento danni un escursionista che, camminando sulla pista ciclabile, aveva provocato la caduta di un ciclista che stava praticando il downhill.

"Le regole - sottolinea la sentenza - valgono sia per i conduttori di mezzi, come nel caso della bicicletta, che per coloro che fanno un percorso a piedi". Dunque l'escursionista dovrà effettuare un risarcimento per un totale di 4.100 euro.

Dinamiche dell'incidente che hanno portato a multare l'escursionista

Era il 15 agosto 2020 quando un uomo alla guida di una mountain bike, mentre praticava il downhill in provincia di Trento, era caduto nel tentativo di evitare di investire l'escursionista.

Il fatto di cronaca era avvenuto su una pista è dedicata alle biciclette e la presenza di un dosso, nel caso specifico, impediva la visibilità.

Dal referto medico, rilasciato dall'ospedale, era emerso che il ciclista aveva riportato vari danni fisici: una sublussazione della spalla destra; un trauma distorsivo rachide cervicale; diverse escoriazioni. I tempi di guarigione furono di un mese.

Il turista toscano aveva affermato che mentre praticava Downhill, alle ore 16 del giorno di Ferragosto, in prossimità del dosso cieco, si è trovato dinnanzi l'intera famiglia dell'uomo che ha investito. Inoltre erano emerse alcune testimonianze che hanno permesso di ricostruire le dinamiche dell'incidente: l'escursioniste e i suoi familiari stavano camminando contromano, percorrendo la pista dal basso verso l'alto.

Per tale ragione il ciclista non aveva avuto né modo né il tempo di schivare l'impatto.

La sentenza sull'incidente avvenuto nella provincia di Trento

Nella sentenza si legge che sul posto, nella montagna Paganella della provincia di Trento, c'era un segnale di area soggetta alla circolazione di biciclette. Il pericolo, pertanto, poteva essere previsto ed evitato dal gruppo di pedoni ma non dal ciclista.

Un testimone ha confermato che dal dosso non si poteva in alcun modo vedere la presenza di persone sulla pista prima del salto. Conferme in tal senso erano arrivate anche dalle forze dell'ordine. Un altro testimone invece, a difesa dell'escursionista, aveva dichiarato che l'uomo e la sua famiglia volevano attraversare la pista al fine di raggiungere un altro punto della montagna.

Il giudice ha voluto sentire anche la versione del figlio dell'imputato, il quale ha confermato che in quel punto non c'era visibilità.

In conclusione, il giudice ha affermato che per il ciclista l'impatto è stato inevitabile. Al contrario il pedone avrebbe dovuto prevedere il pericolo a cui andava incontro. Per tali ragioni l'imputato - ovvero il pedone - è stato condannato con una multa di 400 euro, al risarcimento dei danni di 2.000 euro, alle spese di costituzione di parte civile di 1.700 euro e alle spese processuali. Il tutto per un totale di 4.100 euro.