A Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, ieri 16 novembre, un uomo di 56 anni, Francesco De Felice, è stato trovato morto, con ferite di arma da taglio.

Il fatto di cronaca nera è avvenuto nell'abitazione della vittima, un ex militare in congedo, in presenza della moglie e del figlio ventiquattrenne. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che l'uomo sia stato aggredito mentre era seduto sul divano, poi colpito mortalmente da un corpo contundente e probabilmente, da un coltello, forse da cucina.

I dettagli della vicenda

A scoprire il corpo, ormai senza vita di Francesco De Felice è stata la moglie Adriana, la quale era presente in casa durante l'omicidio.

Dopo il ritrovamento, avvenuto alle 4:30 circa della notte fra il 15 e il 16 novembre, la donna ha allertato i carabinieri di Vittorio Veneto, che si sono recati tempestivamente sul posto, insieme ai colleghi di Treviso e al personale del Suem 118.

Una volta arrivati presso l'abitazione di Vittorio Veneto, i carabinieri hanno trovato il figlio della vittima in stato confusionale, sul pianerottolo di casa.

Dopo aver constatato il decesso dell'uomo, i militari hanno condotto la moglie e il figlio della vittima in caserma, per effettuare i primi interrogatori. Subito dopo, per il ventiquattrenne è stata ordinata una perizia psichiatrica.

Arrestato il figlio della vittima

Il figlio della vittima, un 24enne, è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario ed è stato trasferito presso il carcere di Treviso.

Il ventiquattrenne avrebbe ammesso parzialmente e in modo alquanto confuso, il suo coinvolgimento nell'omicidio del padre, ma a confermare la sua responsabilità nel delitto, sarebbero state le dichiarazioni della madre, fatte al Pubblico Ministero Davide Romanelli.

Secondo le prime ricostruzioni il giovane avrebbe colpito suo padre con un attrezzo ginnico, una sbarra per le flessioni e soltanto dopo l'avrebbe colpito, più volte, con un coltello.

Le indagini in corso

Dalle prime ricostruzioni è emerso che il giovane era stato colpito recentemente da disturbi psichici, tanto che i suoi genitori avevano pensato di avviare un trattamento sanitario nei suoi confronti. Nonostante ciò, il ventiquattrenne non era stato ancora preso in cura dai sanitari della Ulss2 di Treviso, come confermato dagli stessi, ma era seguito da uno psicologo della zona, per un "disturbo paranoico persecutorio" nei confronti di suo padre.

Dal resoconto delle prime indagini effettuate dagli inquirenti, sembrerebbe che la tragedia sia avvenuta dopo una lite familiare tra padre e figlio.