La Procura di Roma ha aperto un'indagine per istigazione al suicidio dopo la morte del 22enne Ousmane Sylla, che nella notte fra sabato e domenica si è impiccato alle sbarre del Cpr di Ponte Galeria, alla periferia di Roma. Il suicidio ha generato anche la rivolta di altre persone detenute nel Cpr, negli scontri sono rimasti feriti due carabinieri e un militare dell'esercito.
L'indagine sulla morte di Sylla
Il sostituto procuratore Attilio Pisani affiderà l'incarico per effettuare l'autopsia sul corpo del 22enne. In base a quanto ricostruito il giovane, che era arrivato nel Cpr dalla Sicilia da pochi giorni (era entrato il 13 ottobre nel Cpr di Trapani), si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo.
Gli inquirenti acquisiranno le telecamere di videosorveglianza presenti all'interno del Centro, oltre al messaggio lasciato dal ragazzo prima di uccidersi.
Prima di morire il giovane ha infatti lasciato su un muro un proprio ritratto con un messaggio, scritto molto probabilmente con un mozzicone di sigaretta: "Se un giorno dovessi morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta. L'Africa mi manca molto e anche mia madre non deve piangere per me".
Magi: i Cpr 'sono buchi neri del diritto'
Dopo la diffusione della notizia il segretario nazionale di + Europa, Riccardo Magi, ha dichiarato che i Cpr sono "buchi neri del diritto, un inferno da ogni punto di vista".
Inoltre ha invitato la presidente Meloni e il ministro Piantedosi ad andare nel Cpr per vedere direttamente le condizioni in cui versano le persone che si trovano all'interno.
"I Cpr con il loro carico di soprusi, dolore e morte sono una macchia per il Paese, lo urliamo da anni: chiuderli subito. E di fronte alla strage infinita dentro le carceri la destra e i suoi ministri la smettano di voltarsi sempre dall'altra parte", ha twittato su X il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.
Secondo il deputato Pd, Francesco Boccia: "Abbiamo sulla coscienza la vita di questo giovane migrante".
"È ora che la politica, il Viminale, lo Stato e le Prefetture si assumano la responsabilità di quello che ormai da 25 anni sta accadendo nei luoghi di detenzione amministrativa", ha intanto denunciato l'associazione "Mai più lager- No ai Cpr", da anni attiva a documentare le violazioni dei diritti umani nei Cpr italiani.
Le condizioni dei Cpr
I Centri di permanenza per il rimpatrio - previsti per legge con questa dicitura dal 2017 - sono luoghi dove vengono detenute le persone senza permesso di soggiorno, in attesa di essere espulse. In realtà l'applicazione dei decreti di espulsione è difficile, perché spesso mancano gli accordi con i Paesi di provenienza, di conseguenza i tempi di permanenza e detenzione si allungano.
Come dimostrano testimonianze, inchieste giornalistiche e giudiziarie, e relazioni del Garante nazionale dei diritti e delle persone private della libertà personale, le condizioni umane e igienico-sanitarie nei Cpr italiani sono spesso di livello molto scarso. Solo qualche giorno fa si era registrato un tentativo di fuga nel Cpr di Gradisca d'Isonzo (in Friuli), dove un migrante è precipitato dal tetto, finendo in ospedale in condizioni critiche.
Secondo una stima approssimativa dell'associazione "Mai più lager- No ai Cpr", Sylla sarebbe il quarantesimo detenuto che si suicida in un Cpr italiano.