Dal primo febbraio è stato fatto un passo in più contro la pirateria degli eventi live con l'entrata in vigore di Piracy Shield, la piattaforma realizzata da SP Tech su richiesta della Lega calcio Serie A e donata ad AgCom. Ribattezzata immediatamente 'piattaforma antipezzotto', se i dubbi principali erano sulle tempistiche, fonti anonime rivelano a Blasting News che, nonostante sia specificato che il blocco del sito pirata dovrebbe avvenire entro 30 minuti dalla segnalazione, gli Internet Service Provider hanno bloccato le IPTV in 2/5 minuti.

Come funziona Piracy Shield

Andiamo con ordine: ad agosto è entrata in vigore la legge numero 93/2023. Legge e strumento che consente il blocco durante gli eventi live entro mezz'ora dalla segnalazione.

La legge dice che qualunque titolare di diritti, nel momento in cui ha una prova di violazione dei propri diritti autoriali, può fare ricorso ad AgCom (che aveva questi poteri dal 2013) ma la normativa implementata dà un valore in più sugli eventi live, partendo da un assist - legalmente parlando si intende - fornito dall'Europa che chiede e permette di agire immediatamente, il Parlamento ha dato la possibilità di bloccare i siti entro 30 minuti.

Si tratta di un procedimento cautelare: come funziona?

Un soggetto titolare di un evento live può fare un'istanza ad AgCom dimostrando che è titolare dei diritti in questione e che un altro sito sta piratando i prodotti audiovisivi. Il soggetto titolare individua sia gli indirizzi IP che DNS e così facendo AgCom può bloccare e inibire quell'indirizzo, in parole povere: chiudere il sito.

AgCom, dopo un'attenta valutazione, emette una delibera che ordina a tutti gli internet service provider di bloccare il sito entro 24h. Inoltre la delibera in questione permette al titolare dei diritti di agire contro le diverse violazioni che hanno in oggetto lo stesso contenuto, quindi le altre IPTV che trasmettono gli stessi eventi che sono valsi la prima segnalazione, direttamente sulla piattaforma Piracy Shield senza dover ripassare da AgCom.

Fondamentale, per la risoluzione della questione, è l'univocità dell'indirizzo IP. Per univocità si intende che quell'indirizzo IP deve essere dedicato solo ad attività illecite. Questa è la garanzia che i legislatori, europei e italiani, hanno voluto dare a tutti i distributori di servizi.

La truffa nella truffa

Fonti anonime spiegano a Blasting News che i pirati stanno mandando comunicazioni in cui lasciano intendere che la normativa violi la privacy degli utenti che usufruiscono dei servizi di streaming e di chi trasmette illegalmente i contenuti. Cosa non vera, infatti il legislatore ha stabilito che a pagare, oltre i pirati, sono anche gli utenti finali che possono essere indagati e perseguiti anche penalmente.

Stando a quanto apprende Blasting News: esistono già procedimenti in cui sono stati coinvolti vari utenti e anche testate e blog che spiegavano come aggirare i blocchi. Altri hanno sollevato perplessità riguardo la possibilità che vengano chiusi o segnalati siti per errore ma se per sbaglio viene bloccato un sito lecito, esiste il diritto di reclamo ad AgCom in cui si fa presente che la segnalazione è sbagliata e che il portale è lecito e chi ha sbagliato a fare la segnalazione rischia ugualmente di pagare i danni.

Danni da pirateria

Il conto presentato da un'indagine Ipsos FAPAV (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) presentata nel 2023 è impietoso: 345 milioni gli atti di pirateria nel 2022 con un incremento rispetto al 2021 dello streaming illegale di eventi sportivi live del 26%.

Si legge inoltre nel report che, nel 2023, si è assistito all’affermarsi delle IPTV (stabili al 23%), che in seguito alla crescita avvenuta durante la pandemia, “hanno ormai superato il download (15%) e lo streaming tradizionale da siti pirata (19%)”. Mentre per fare un calcolo in termini economici, nel 2021 erano 267 i milioni di euro di danno e 700 quelli potenziali, 10mila i posti di lavoro circa che sono andati perduti.