Questo sabato 2 marzo oltre cinquemila persone sono scese in piazza a Pisa. Tra loro, oltre agli studenti medi e universitari, erano presenti anche sindacati, movimenti e partiti politici di opposizione. Il corteo ha manifestato per chiedere la pace in Palestina, ma anche per protestare dopo le cariche della polizia, che otto giorni fa - proprio nella città toscana - aveva manganellato gli studenti durante una manifestazione filo-palestinese.

La manifestazione a Pisa

I circa cinquemila manifestanti si sono ritrovati, come prestabilito, alle 14 in Piazza Vittorio Emanuele, dove è partito il corteo, che si è immesso in Corso Italia, fino ad arrivare sui lungarni.

Infine i partecipanti hanno raggiunto Piazza dei Cavalieri intorno alle ore 19, dove hanno concluso la manifestazione. Qui hanno potuto srotolare una grande bandiera palestinese larga di diversi metri. Nessun incidente si è verificato durante l'attraversamento del centro della città.

Il cammino è stato accompagnato dalle note di Bella Ciao e slogan come "Contro bombe e manganelli", "Palestina Libera", "Basta con le morti, i bambini sono solo innocenti". Molte le bandiere arcobaleno della pace e della Palestina. Fra i vari esponenti politici locali del centrosinistra era presente in piazza anche il presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori.

Ritorno in piazza otto giorni dopo le cariche

La manifestazione si è tenuta dopo che nella mattinata di venerdì 23 febbraio a Pisa la Polizia aveva caricato gli studenti e le studentesse che stavano marciando per il cessate il fuoco in Palestina all'altezza di Piazza dei Cavalieri: erano rimasti contusi 17 studenti di cui 11 minorenni.

In seguito sono stati aperti fascicoli d'indagine e la Procura ha iniziato a raccogliere le testimonianze sia della polizia che dei manifestanti presenti.

I fatti del 23 febbraio hanno occupato il dibattito politico nazionale per l'intera settimana e anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella era intervenuto con una nota indirizzata al ministero dell'Interno affermando: "L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento".