“... Per lo spirito non esistono contraddizioni, ma trasformazioni e sviluppi; mutare una direzione in Arte non significa rinnegare tutto il passato, bensì allargarlo fino a compenetrarlo con un altro concetto estetico, scoprire nuovi rapporti ignoti, aprir meglio gli occhi per comprendere una somma maggiore di realtà...”.

Parole e musica di Carlo Carrà, che meglio non potrebbero descrivere il suo iter artistico, capace di rianimare la tradizione figurativa italiana attraverso gli innovativi impulsi del Futurismo prima, e della Metafisica successivamente, movimenti che nacquero e si svilupparono anche grazie al suo fondamentale contributo, non solo di carattere figurativo.

Attraverso le oltre settanta opere che compongono questa affascinante retrospettiva a cura di Maria Cristina Bandera, sarà possibile seguire passo dopo passo il mutarsi dello sguardo dell'artista alessandrino che arrivò, dopo anni di studio e riflessioni intorno alla pittura nostrana precedente, ad abbracciare una forma nuova e personalissima di “realismo mitico”, spaziando dai paesaggi marini fino alle nature morte. Una missione questa che lo assorbì completamente fino ad un mese prima della sua morte nell'aprile del 1966.

Un'esistenza erosa da una perenne ansia di rinnovamento e mossa da un'anima combattiva e spesso polemica. Personalità che emerge con vigoria non comune anche dal suo corposo opus letterario, cornice perfetta intorno ai suoi quadri ed alla sua idea dell'arte.

Ma anche ad una figura così complessa avrebbe fatto di certo piacere, nonostante il suo spirito antimuseale, un omaggio di tale gusto e cura nei confronti suoi e della propria cifra pittorica. Realizzato poi dalla sua gente e per la sua gente. Ma anche per coloro i quali non risiedono in terra piemontese, fortunatamente.

“... Quasi tutti i miei dipinti nascono da un lavoro interiore oscuro e lento; in genere la trovata risolutiva non mi viene che dopo lunghe ricerche, e magari dopo anni... un quadro non è mai finito”.