Siamo entrati nella settimana cheprecede il Festival di Sanremo, un tempoevento catalizzatore e oggi percepito come un inutile carrozzone, anacronistico,piccolo ma inevitabile fastidio che ci tocca sopportare e lasciar passare comel'influenza d'inverno.
Sì, sopportare. Perché anche seci è data facoltà di vedere qualcos'altro, per una settimana sfuggire anchesolo di striscio alle innumerevoli trasmissioni, copertine, articoli digiornale che parlano di Sanremo sarà comunque impossibile.
Se l'interesse attorno allecanzoni è scemato ormai da decenni, seppure talvolta un po' a torto, se leaspettative di clamore intorno a questo e quel personaggio sono ormaianestetizzate da mesi di gossip e scandali veri o artefatti, puntualmente ogni annosi alza il coro sdegnato intorno ad un argomento: il compenso dei presentatori.
Quest'anno il compito di condurrel'appuntamento dalla riviera ligure tocca alla collaudata coppia Fazio e Littizzetto.Un investimento di sicuro effetto, perché la bravura nel condurre e quel po' dipepe saranno certamente assicurati.
Così come saranno assicurate le protestesul compenso che i due percepiranno per cinque serate. Voci che si sono giàlevate e sono state amplificate da Facebooke Twitter, dove appaiono da giorni alcuni strali nei confronti dei duepersonaggi, su cui pesa secondo molti l'aggravante di appartenere a parole auna determinata ideologia e poi comportarsi, portafoglio alla mano, all'estremoopposto.
Lungi dal voler fare entrare lapolitica in questo argomento, quello che stupisce è che questa accusa ignori comunqueuna delle regole del mercato, e che la maggior parte degli accusatori – è questo l'aspetto singolare della protesta– siano invece pronti, in altre discussioni, a esaltare il mercato come giusto equilibratoredi ogni prezzo.
Infatti, è proprio il mercato che stabilisce i compensi, e sela Rai ritiene equo (se non magari giusto dal nostro punto di vista morale)dare quei soldi alla premiata coppia, sicuramente avrà fatto i suoi conti, estiamo pur certi che il buon Fabio e la pepata Luciana non percepiranno un euroin più o in meno di quanto la loro presenza avrà assicurato, in termini diaudience, contratti e soprattutto introiti pubblicitari all'azienda televisivanazionale.
In sostanza, se il sottoscrittoandasse a presentare il Festival di Sanremo, di certo dovrebbe pagare per farloperché è molto probabile che la mia presenza in riva al mar ligure nonsmuoverebbe l'interesse e il conto in banca di nessuno; al limite solo qualchesbadiglio.
Ma siccome la coppia funzioneràdi certo, come già dimostrato in passato, è chiaro che non si tratterà di unapresenza a vuoto e non redditizia.
Quindi, possiamo fare tantissime cose.Lamentarci perché in tempi di crisi non sia assolutamente etico sprecare isoldi in questo modo. Giustissimo. Indignarci perché con i soldi del canone laRai paghi il Festival e rinunci a soddisfare bisogni più importanti etrasmissioni meritevoli. Ancora più giusto.
Restare delusi perché ci sarebbepiaciuto che i due decretassero a reti unificate di essere disposti a venire aSanremo gratuitamente e addirittura mettendoci anche del loro. Vero, anche se utopistico.
Ma non gridare allo scandalo epoi esaltare puntualmente il mercato libero, ignorando invece quanti soldi diindotto quei due compensi muoveranno. Perché questa, purtroppo, è l'economia. Aogni livello. E in questo anche Sanremo… non è da meno!