Il 23 marzo è stata inaugurata al Palazzo Blu di Pisa un'esposizione dedicata ad Artemisia Gentileschi (1593-1653), artista oggetto di due recenti mostre monografiche organizzate a Milano e Parigi che ne hanno incrementato la popolarità anche tra i "non addetti ai lavori". Il fascino della pittrice è dovuto soprattutto al fatto di avere raggiunto fama e notorietà come artista donna in un mondo, quello dell'Arte, al tempo ancora dominato dalla presenza maschile.

Artemisia non è l'unica artista donna di rilievo nella storia dell'arte, ma le sue vicende personali ne hanno sicuramente accentuato il fascino. La vicenda di stupro che la vide coinvolta all'età di 18 anni, conosciuta grazie alle carte del processo ai danni del responsabile (il pittore e amico di famiglia Agostino Tassi) intentato dal padre di lei, il pittore Orazio Gentileschi, ha segnato le interpretazioni critiche di alcuni dipinti della pittrice, oltre che divenire fonte di studio per fare chiarezza su diverse vicende collaterali.

La pittura di Artemisia si inserisce nel filone degli artisti cosiddetti "caravaggeschi" poiché vicini, come stile, al noto Michelangelo Merisi detto Caravaggio, morto nel 1610. Caravaggio portò un grande rinnovamento nella pittura del suo tempo soprattutto grazie ad una particolare resa di luci ed ombre, rendendo le sue figure più naturali e meno legate ai modelli dell'antichità classica che tanto avevano ispirato nel corso del Rinascimento.

Il rapporto tra la famiglia Gentileschi e Pisa ha radici profonde, dal momento che la città diede i natali a Orazio, il padre di Artemisia. La figlia, nata a Roma, nel corso della sua vita non lavorò mai nella città toscana, ma si divise tra la sua città natale, Venezia, Firenze e Napoli. Sono proprio gli anni napoletani (1630-1645) a costituire il fulcro dell'esposizione di Palazzo Blu.

La mostra espone pochi pezzi, ma scelti con cura. Le opere di Artemisia scelte per rappresentare questo periodo della sua attività pittorica sono in tutto una decina: i soggetti sono tratti sia dalla mitologia, sia dalla religione e tra i prestatori vi sono nomi noti come la Galleria d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, il Museo di Capodimonte a Napoli e la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Opera fondamentale dell'esposizione, nonché sprone per la sua organizzazione a monte, è "Clio, musa della Storia", dipinta nel 1632 e acquistata da Palazzo Blu nel 2004.

La mostra, intitolata appunto "Artemisia - la Musa Clio e gli anni napoletani", si snoda attraverso alcune stanze del primo piano di Palazzo Blu, un tempo residenza nobiliare, elegantemente arredate e arricchite da molti altri dipinti di vario genere appesi alle pareti. Inoltre, le fa compagnia un'esposizione temporanea parallela dedicata alle creazioni sartoriali della costumista Anna Anni per diversi spettacoli teatrali in collaborazione con la Casa d'Arte Cerratelli il cui patrimonio è oggi gestito dalla Fondazione omonima con sede a S.Giuliano Terme (PI). La mostra sugli anni napoletani di Artemisia sarà visibile fino al 30 giugno e l'ingresso, comprensivo della visita alle suddette stanze di Palazzo Blu e ai costumi di Anna Anni, è gratuito.