Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi pone un quesito di natura esistenziale. E' buona cosa vivere senza affetti? La protagonista , interpretata da una sempre brava Margherita Buy è una donna di quarant'anni single. Per mestiere fa la Mistery Guest, ovvero quell'ospite a sorpresa che deve visitare una catena di alberghi di lusso, la Leading Hotels of the World, per garantire attraverso le risposte a una serie di 800 domande, lo standard qualitativo corrispondente al livello dell'hotel.

L'ospite a sorpresa  si muove nel mondo e visita e fa monitoraggio su alberghi presenti in tutto il pianeta, da Gstaad a Dubai, da Londra a Parigi per verificarne il livello di ordine, pulizia, efficienza delle strutture e l'ospitalità del personale.

Un giudice severo e implacabile, molto temuto dal personale di servizio. Questa donna compie il suo lavoro con coscienza e attenzione, si muove disinvolta tra una aeroporto e l'altro, parla più lingue. 

Quando ritorna a casa la vediamo incontrare la sorella Silvia e il suo ex, interpretato da Stefano Accorsi, col quale ha mantenuto un rapporto di amicizia. Ma tutto poi finisce lì. A casa non c'è nessuno che l'aspetta e mentre viaggia, solo qualche telefonata della sorella le garantisce che il filo degli affetti sia ancora vivo. Ha due nipotine cui vuole molto bene e che si porta ogni tanto con sé, ma per il resto più nulla.

La sceneggiatrice Francesca Marciano, nei dialoghi, mostra una donna sensibile ed efficiente .

Elegante nei modi e nell'abbigliamento, capace di sedurre anche un uomo francese di bell'aspetto. Ma lei, la protagonista, non si concede mai più di tanto, è come se tra lei e i sentimenti si fosse interposto un muro di gelida difesa che non viene mai scalfito.

Nonostante le hall lussuose, le camere con arredi da favola, i salotti dotati di ogni sorta di comfort e il servizio impeccabile con maggiordomo che ti rifà la valigia e, simulando una spontaneità da programma, ti chiede come stai e si preoccupa di qualunque cosa per farti piacere, lei rimane una donna sola, e nel mondo degli alberghi di lusso un ospite temuto e fastidioso.

Di fronte a questo quadro c'è poi la vita. E' quella della sorella Rita con un matrimonio forse un po' stanco e con due bambine che sono il perno dei suoi affetti. E' significativa la scena in cui dopo una gita con la zia in cui le due nipoti si sono recate in un giro di perlustrazione in un albergo della Puglia, al ritorno la zia le lascia alla madre e al momento della consegna le bimbe spiccano un volo verso la mamma e poi il portone si richiude in faccia alla zia che pure aveva fatto tanto per farle divertire.

Ecco dunque il clou del film. Il portone si chiude, come si chiude inesorabilmente il cerchio degli affetti, lasciando la protagonista fuori. E fuori c'è il suo lavoro, le hall degli alberghi, i camerieri, i maggiordomi, i direttori di sala, il mondo intero, ma di questo mondo cosa ne fa la nostra protagonista?

Un film da vedere per riflettere sul mito tutto contemporaneo del viaggio di lusso. Cosa resta poi? Il cuore rimane l'eterno sconfitto se accanto agli occhi non siamo stati capaci di nutrire altre corde della nostra esistenza.