Dopo "I doni della morte", gli appassionati potteriani di ogni età e Paese hanno aspettato (invano, fino a questo momento) una nuova produzione della Rowling che protraesse per un altro po' (magari per altri anni interi) la magia del mondo dell'universalmente celebre maghetto occhialuto.
Nel corso degli anni, l'autrice britannica ha cercato di prolungare la fortuna del suo mondo incantato attraverso libricini brevi e inconsistenti, gustosi ma senza peso, degli spuntini letterari: gli pseudobiblia "Il Quidditch attraverso i secoli" (2001), "Gli animali fantastici: dove trovarli" (2001) e "Le fiabe di Beda il Bardo" (2008).
I proventi di queste opere minori sono confluiti in donazioni di natura filantropica, unendo ad un discreto dilettevole un lodevole utile. Nel 2012 viene pubblicato "Il seggio vacante", romanzo che ha riscosso critiche decisamente positive, ma che non ha quasi riguardato la maggior parte dei lettori della Rowling, essendo del tutto estraneo al mondo di Harry Potter, ambientato in una ben più prosaica Pagford, cittadina dilaniata da rivalità, contrasti politici e ideologici, meschinità varie e caratteristiche di un'età adulta molto distante dalle fantasiose amenità della Londra potteriana del Ghirigoro e del Paiolo Magico.
Di pochi giorni fa è la lieta notizia di un ritorno alla magia: "Gli animali fantastici: dove trovarli", lo scarno pseudobiblium fittiziamente firmato dal magizoologo e insegnante Newt Scamandro, verrà sviluppato dalla stessa J. K. Rowling in forma di sceneggiatura. Lo spin-off racconterà di Scamandro (a sua volta personaggio, benché appena citato come autore del libro di testo, della saga di Harry Potter) e lo vedrà alle prese con le creature magiche oggetto della materia da lui studiata, insegnata e tramandata.
Il sogno di un sequel (o di un prequel) delle vicende di Harry, Ron e company deve aspettare, e forse il tempo della sua realizzazione non arriverà mai. Per ora attendiamo con curiosità gli esiti di questo nuovo progetto cinematografico, ancora in fase embrionale. Vista la volontà esclusivamente filantropica che segnò la nascita del libro (gli interi proventi andarono all'associazione benefica Comic Relief), credo che si possa e debba guardare con occhi benevoli all'iniziativa, che solo con una malizia che trovo indigesta alcuni additano come un futile tentativo da parte della Rowling di godersi gli strascichi di una popolarità ormai sfiorita.