"Klimt, alle origini di un mito": una mostra da visitare a Milano in punta di piedi.

La mostra che il Comune di Milano insieme a Palazzo Reale, 24 Ore cultura-Gruppo 24 Ore e Arthemisia Group dedicano a Klimt è qualcosa di delicatamente malinconico, estenuato e prezioso, tanto che si ha paura di recare danno anche col solo respiro.

Alfred Weidinger, il direttore del Belvedere che ha provveduto a rilasciare queste 100 opere rappresentative del Liberty austriaco ha effettuato un'ampia scelta che dà modo al visitatore di capire all'interno di quale clima, rigidamente accademico, prima, e aperto ad ogni forma di innovazione, poi, Klimt abbia portato la sua rivoluzione.

Eppure, sia pure nella singolarità dei corpi e delle curve, le donne che Klimt immortala non hanno nulla di rotondo e aggraziato. I corpi sono spesso non solo smagriti, ma a volte anche macilenti. Le carni bianche, ma di un diafano che fa impallidire. Questo è il Klimt che tutti conoscono, per cui i suoi quadri, pur nelle linee originali, nell'abbondanza dei decori, nella ieraticità delle figure non riescono mai a trasmettere la gioia vera e pacificata.

C'è sempre qualcosa che sfugge e ci disturba, e sebbene i suoi quadri siano icone riconoscibili e penetrate nell'immaginario collettivo, un' impalpabile aurea inquietante e sofferta corre in tutta l'opera. C'è un quadro però sconosciuto ai più che rende tutta la grandezza del genio ed è Il ritratto femminile del 1894.

E' un quadro alto 1.55X55, un quadro dunque di dimensioni cospicue. Quel ritratto femminile, così verosimile rispetto al soggetto rappresentato, così lontano dalle metamorfosi fiorite dei periodi successivi, traspira una composta serenità e lascia incantati per quell'aura di assoluta bellezza che sembra eternare la mano dell'artista e isolarla alienandola dalle mode del tempo.

Un po' come il bacio che chiude la scena finale del Fregio di Beethoven ed è avvolto, nella mostra, dalle note dell'Inno alla Gioia, ambedue (il ritratto femminile del 1894, e il bacio del Fregio di Beethoven) sono opere che esulano il tempo e le mode. Tutto sembra essere fermo in un afflato estatico e in assenza di temporalità.

Dopo aver corso per ogni dove e attraversato le regioni del Male, il cavaliere con l'armatura dorata e l'anima candida ed eroica incontra l'amore e lì, davanti all'amata, nuda, l'abbraccio dei corpi intenso e totale, trasmette, come nel ritratto della nobildonna austriaca, quella bellezza del cuore che non conosce i limiti del tempo e le tendenze delle mode e ci fa dire che Klimt, benchè immerso in un'epoca e nei suoi gusti, per certe opere, per la loro fattura stupefacente e veritiera, riesce a trascendere le mode ed essere solo, inequivocabilmente, il pittore che ferma sulla tela la "Bellezza".

La mostra "Klimt, alle  origini di un mito" in tutta la sua ampiezza è uno spettacolo incomparabile e può essere visitata a Milano sino al 13 luglio 2014. Il costo del biglietto è di 11 euro.