Con il libro Il sangue dei Martiri,Giovanni Cardone, dà risalto e importanza ad un esperienza di estremaautenticità (seppur breve), che si è svolta, o meglio è nata e ha avuto finenel nostro territorio locale. Ma, è proprio questa la caratteristica (storia localistica),che Cardone (e non solo), cerca di superare. In questo libro vengono raccontaticon assoluta oggettività i fatti inerenti la Repubblica del 1799; quest'ultimaresistette a Napoli solo pochi mesi e, per alcuni, fu un’esperienza effimerache, sin dalla sua nascita, era destinata a fallire il suo scopo: creare ilmondo nuovo, realizzare l’utopia illuministica.

Ma ciò che non pochi storici estudiosi definirono come un gioco infantile diede ai giovani aristocraticigiacobini napoletani che lo praticarono la possibilità di divenire dei martiriancora oggi oggetto di numerose agiografie.

Napoli,a fine ‘700, appariva come un vivace centro di elaborazione politica eculturale grazie anche a studiosi come Filangieri e Genovesi, che nei decenniprecedenti vi avevano esercitato un ruolo decisivo nella formazione dellacoscienza di molti. L’analisi dell’esperienza del 1799 non può perciòprescindere dalle sue radici culturali. Tali radici si allargano come una forzaesterna incontrastabile; infatti, l’esperienza di Napoli assume grande significatostorico e politico nella prospettiva lunga del processo unitario italiano.

Lodimostra anche il fatto che alcuni personaggi legati al mito della Repubblica del 1799,come quello di Luisa Sanfelice, divennero nel XIX secolo icone del patriottismoper tutta la penisola.

Le vicende dellaRepubblica Partenopea - definita partenopea ma secondo alcuni è errato, inquanto espressione di una visione folcloristica - furono dense di sangue, dipassioni politiche e amorose, di eroismi e hanno avuto spesso come protagonistipregnanti simboli femminili.

In virtù di ciò, è nato l'interesse mostrato daparte anche di movimenti letterari, tendenti al romanzesco. Ovviamente, nonsono storie o eventi, da teatralizzare. Perché questo? Perché, oggi, le fonti,ci sono e il libro Il sangue dei Martiri, è un ulteriore testimonianza storico- reale, con l'unico scopo digenerare conoscenza e soprattutto passione per la storia (in questa fattispecienon è errato dire la nostra personale storia).

Questolibro, come sostiene Cardone, vuole proporsi come vettore, comestrumento di trasmissione della cultura, soprattutto per i giovani studenti. Lastoria è in primo luogo cultura, ma è soprattutto un traguardo definibilenaturale di ogni singolo individuo. La conoscenza storica della storia (scusateil gioco di parole) non fa distinizioni di razza, sesso, ideologie religiose esoprattutt politiche. Conoscere il passato è un qualcosa di fondamentale; è ilprimo e ineliminabile passo per un agire futuro conscio e sorretto da un filonedi continuità logica e semantica con il passato. 

Giovanni Cardone, da buon edesemplare cronista, racconta le vicende dei martiri borboniani e giacobini,mettendo in evidenza che la storia la si può discutere e la si può trasmetterecome valore fondante della società.

Noi abbiamo il dovere di rispondere alledomande dei piccoli e giovani studenti, uomini del futuro.  Al nostrodovere corrisponde il loro diritto di conoscere la propria storia e l'identità(locale, nazionale e internazionale) del popolo di appartenenza. 

Loscopo ultimo del libro consiste in un invito a vivere gli eventi storici ponendosidomande e dare risposte scevre da preconcetti.  Sono queste le iniziativeche danno felicità. Trasmettere la storia rende liberi e felici, al contrariodi chi superficialmente afferma: "Felici quelli che non hannostoria".